L’ex premier inglese Tony Blair preferiva gnocchi alla bolognese, con il ragù fatto come solo in Emilia lo sanno fare. Abramovic, presidente del Celtic, almeno un paio di volte alla settimana  Chiedeva la pasta alla carbonara. Allo Zafferano, rinomato e stellato ristorante nel cuore di Londra aperto da Giorgio Locatelli e Claude Pulze, Blair e Abramovic non erano i soli “vip” a prediligere i piatti preparati da Marco Volpin, 27 anni, diploma all’Alberghiero di Abano Terme (Padova). Nonostante la giovane età, nella City la cucina dello chef padovano è sempre stata punto di rifermento per gli amanti del “made in Italy”. L’esperienza a Londra di Marco Volpin inizia subito dopo il diploma di cuoco. Poco più che diciottenne arriva nella capitale inglese e riesce ad  Entrare nello staff dei cuochi del ristorante Fat Duck (Oca Grassa), considerato uno dei migliori ristoranti del mondo, coordinati dallo chef Heston Blumentahal, tre stelle Michelin. “Ogni sabato – ricorda Marco Volpin – preparavo il risotto allo zafferano o le lasagne con il ragù allo bolognese, il baccalà alla vicentina e il tiramisù. Piatti che andavano a ruba”. Il segreto? “Sta tutto –  Risponde lo chef padovano – nella qualità delle materie prime: il riso, Carnaroli o Vialone Nano, lo facevo venire da Isola della Scala o dal Delta del Po. Il ragù lo preparavo scegliendo personalmente la carne e tagliandola con il coltello a pezzetti come mi avevano insegnato mia nonna e la mamma, la pasta per la sfoglia la tiravo a mano”. I quattro anni di permanenza a Londra sono stati utili a Marco Volpin per maturare un’esperienza completa in fatto di tendenze in cucina. “Gli inglesi –spiega- sanno riconoscere e valorizzare la professionalità di un cuoco. Ho  imparato che i piatti, più semplici sono e più vengono apprezzati. Niente mode pazze che umiliano i gusti ed i sapori che devono invece essere sempre esaltati quando si assaggia un prodotto del territorio”. Sono molte le specialità che Marco Volpin propone, ovunque vada, con estro e fantasia che mai però superano la tradizione legata alla cucina veneta. “Bisogna sempre ricordare –  aggiunge lo chef – da dove partiamo. La nostra tradizione culinaria è un patrimonio prezioso ed insostituibile che non deve essere vanificato da lusinghiere mode del momento. Ecco allora che anche un semplice piatto di seppie può assumere una sua dignità, così come la classica pasta e fagioli”.