Antoine Gaita, classe 1954, conduce l’azienda Villa Diamante a Montefredane, paesino in provincia di Avellino, zona vocata per la produzione del Fiano, vitigno che in passato non ha goduto dei meriti che realmente gli spettano. Da qualche anno però interpreti straordinari come anche Vadiaperti, Pietracupa, Picariello e Marsella, hanno cominciato a credere in lui, rovesciando la frittata che tanti produttori, grazie anche alla sovraesposizione mediatica degli anni ’90, erano riusciti a combinare. Il Fiano di Avellino, vitigno semi – aromatico, comincia così ad assumere connotati che prima sembravano non appartenergli. Antoine lavora piccoli appezzamenti disposti tra loro a circa 400 mt sul livello del mare, che arrivano, nel loro complesso, ad un’estensione di circa un ettaro. Il sistema di allevamento è a guyot, con una densità di 6000 ceppi per ettaro, per la parte più giovane, mentre di 1000 ceppi per ettaro per quella più vecchia. L’esposizione è a nord-ovest, completamente opposta a quella considerata la migliore. Il segreto di questo Fiano sembra risiedere in uno strato di roccia che si interpone tra quelli argillosi, presente nella vecchia vigna, chiamato in dialetto”sassara”. Risale a non più di un mese fa la mia scoperta, a livello sensoriale, del Fiano Villa Diamante, in una verticale di annate 98, 2002, 2004, 2006, 2008, e garantisco che io e tutti gli altri assieme a me, sono rimasti impressionati da cotanta bontà. Il vino sembra avere il potere di attraversare il tempo, portando con sé nel futuro la sua innata mineralità, i suoi aromi terziari, officinali, pietra focaia, nocciola, castagna secca, equilibrio ed eleganza straordinari. Il finale tagliente e una nota fumè sono il filo conduttore della gustazione, in cui si nota la diversità delle annate, come giusto che sia, ma anche un cambio di stile di produzione a partire dal 2008. Su tutte svetta un 2004 incredibile. Fin troppo facile di fronte ad un tale fuoriclasse della tavola, collocarlo in abbinamento, data la sua vocazione per il cibo. Tuttavia per trovare il vino giusto suddividiamo i crostacei dalla carne tenera da quelli dalla polpa tenace. Nella prima categoria abbiamo le aragoste, gli scampi i gamberetti e le cannocchie. Nella seconda, con polpa tenace abbiamo gli astici, le mazzancolle, i gamberi rossi e i gamberi nobili. Il nostro Fiano trova collocazione con i crostacei dalla tendenza dolce, ovvero quelli del primo gruppo, che esprimono le loro caratteristiche migliori se consumati nature, a vapore, alla griglia o addirittura crudi. Questo come sempre in linea generale perché a guidarci, naturalmente, deve essere poi sempre la ricetta e i suoi ingredienti.

Giovanni Di Stanislao