“The catcher in the rye” o come siamo abituati a conoscerlo in Italia “Il giovane Holden”, è uno dei romanzi americani più famosi del ‘900. Il titolo del romanzo nella lingua originale ha un che di misterioso, e ci si chiede perché in Italia lo hanno intitolato così e quando arrivi quasi alla fine del romanzo capisci. Era intraducibile. Perché “The catcher in the rye”, che letteralmente significa “l’acchiappatore nel campo di segale”, nasce dalla storpiatura del primo verso che il giovane Holden fa, involontariamente, in uno dei passaggi più importanti del libro quando, alla richiesta della sorella su cosa voglia veramente fare da grande, risponde ispirandosi ad una poesia scozzese di Robert Burns, “colui che salva i bambini, afferrandoli un attimo prima che cadano nel burrone, mentre giocano in un campo di segale”. Ecco come la segale entra nelle case di milioni di lettori, cosi, solo per un accenno, una citazione che tocca milioni di giovani in tutto il mondo e, se vogliamo, porta con sé un qualcosa di misterioso quando poi si pensa a questo cereale!

Ad ogni modo, mi immagino sempre tutti questi ragazzi che fanno una partita in quell’immenso campo di segale eccetera eccetera. Migliaia di ragazzini, e intorno non c’è nessun altro, nessun grande, voglio dire, soltanto io. E io sto in piedi sull’orlo di un dirupo pazzesco. E non devo fare altro che prendere al volo tutti quelli che stanno per cadere nel dirupo, voglio dire, se corrono senza guardare dove vanno, io devo saltar fuori da qualche posto e acchiapparli. Non dovrei fare altro tutto il giorno. Sarei soltanto l’acchiappatore nella segale e via dicendo. So che è una pazzia, ma è l’unica cosa che mi piacerebbe veramente fare. Lo so che è una pazzia. (da Il giovane Holden, J. D. Salinger, capitolo XXII)