Ci ho fatto un pensierino sopra

Se la memoria non mi inganna (a una certa età può accadere) la prima volta che sentii il termine “sottovuoto” fu negli anni ‘60, uno slogan pubblicitario creato dall’agenzia Armando Testa, per il lancio di un prodotto di una nota azienda nazionale: “Paulista, sottovuoto spinto, il caffè che mi ha convinto”. Quella parola mi colpì e mi dette la sensazione di un qualcosa di extraterrestre, di alieno e pensai ad astronauti in giro per la galassia dentro a capsule pressurizzate. Diciamo che quel “sottovuoto” mi aveva impressionato. Poi compresi che si trattava di una tecnica, senz’altro importante, ma relativamente semplice almeno da capire: togliere l’aria da sacchetti, vaschette, involucri di materiale plastico mediante una pompa, evitando così a microorganismi o batteri di svilupparsi e di conseguenza assicurare per un più lungo tempo l’integrità, freschezza, sapore, colore e caratteristiche nutrizionali del prodotto contenuto. L’impiego nel settore alimentare e della ristorazione si è poi evoluto in misura esponenziale ed è in tale contesto che anni dopo ritrovai il sottovuoto proprio sottocasa. Da poco sposato, mi recai con mia moglie al negozio alimentari-gastronomia dal quale ci servivamo ed il proprietario ci annunciò con enfasi di essersi dotato per l’appunto di una macchina per il sottovuoto. Suggerì di testarla con del petto d’oca affettato ed egli fu così convincente che il nostro acquisto, suddiviso in numerose buste, andò oltre le intenzioni e mangiammo petto d’oca per qualche settimana. Oramai il sottovuoto è divenuto parte della quotidianità, come ho modo di vedere nei vari scaffali e banchi refrigerati nei supermercati quando accompagno, più che in passato, mia moglie negli acquisti. Leggo che ricchissimi americani spendono un sacco di soldi per farsi ibernare, al momento del trapasso, in attesa che nuove scoperte scientifiche permettano loro, dopo chissà quanto tempo, di ripartire a godersi la vita. Io tutti quei quattrini non li ho, ma un breve pensiero fantascientifico mi ha sfiorato: non è che se io, spendendo meno, posso farmi mettere sottovuto, magari spinto e tra un certo numero di anni apro il contenitore e riprendo come se nulla fosse successo? Ma forse è meglio lasciare che la vita faccia il suo corso.