Tutto ciò che accade intorno allo street food è espressione di processi di cotture semplici, veloci e in molti casi il punto forte è dato dalla tipicità. Cucinare per strada implica la diffusione di calore e profumo, di colore e dialogo, ma anche di stupore e spettacolo. Poi interviene il coinvolgimento emotivo del sapore tra le mani, anzi, meglio dire in punta di dita. L’alimento che viene fritto al momento sprigiona aromatizzazioni che nei vicoli o nelle calli diventano piste da seguire per i più golosi. Si compra una frittella, una pizzetta, un cicchetto (in gergo veneziano) che saranno assaporati dagli avventori tra un passo e l’altro e tra un boccone e l’altro. Incuranti spesso dell’apporto calorico a tal punto che, a fine degustazione da street food, le dita sono “ciucciate” per il piacere di quanto degustato. Friggere sicuramente, a mio avviso, è stato il primo metodo di cottura del food street, già in epoca romana, nell’antica Pompei credo che le “lagane” la facevano da padrone per i molti viandanti di quelle strade. Friggere era un must, magari tutti sapevano che si poteva cuocere nel grasso con facilità qualsivoglia alimento di piccole dimensioni, ma il fritto sicuramente si poteva considerare un cibo salubre da consumare in strada perché sempre caldo, bollente e fumante a prova di batteri. Certo è che se un alimento all’epoca era “non igienicamente sicuro”, friggendolo per quanto poco si sterilizzava e non faceva tanto male. Credo che lo stesso principio di street food fritto sia presente in tutto il mondo asiatico, tutti cucinano per strada e friggono per strada. Ora io non voglio affermare che bisogna essere poco attenti alle regole di una buona pratica igienica per lo street food, anzi occorre precisione e sistema, ma il fritto tutto sommato un po’ ci aiuta. Lo stesso vale per altre cotture veloci, purché ad alta temperatura, come ad esempio la cottura in piastra o in griglia. Pensate alla piastra calda per cucinare piadine, alla piastra per waffel, alla griglia per gli arrosticini, solo per citare alcuni tipici street food. Quindi, potrei dire di preferire quelli cotti al momento, sottoposti a calore poco prima di consumarli, piuttosto che mangiare street food freddi che non hanno rispettato la catena del freddo e che per ore sono esposti a temperature non controllate in sedicenti teche di vetro. Ecco che in tutto il mondo troviamo situazioni interessanti su mega bracieri che cucinano piccole cose in “brochettes” di carne o pesci, proposte ai passanti con simpatia e a ritmo di musica, o magari cantando. Quindi, per strada, cibo cotto al momento è cibo sicuro. Lo stesso gelato potrebbe essere inteso come uno street food atipico, il cono da passeggio, oppure le granatine fatte nei chioschi o sui carretti attrezzati tecnicamente e tecnologicamente. Per terminare, anche la cottura al forno è applicata per il cibo di strada, pensate alla pizza margherita e alla marinara piegate a portafoglio e consumate nel cartoccio di carta paglia mentre camminiamo. Evviva le tradizioni, grazie ai sistemi di trasformazione a caldo e a freddo che permettono a chiunque, con pochi risparmi, di non perdere il gusto ed il piacere della tradizione. Ma fate attenzione allo street food un po’ dovunque, che sia sicuro e rispettoso delle norme igienico sanitarie.