Lasciamo stare il povero Adamo che ci ha inguaiato tutti soltanto per aver morso una mela, ma i nostri antichi progenitori sembra che al filetto di qualche grande bestione (il dinosauro si era estinto tanto tempo prima), preferissero i frutti, e non tanto come scelta alimentare ma perché, senza usare lance e frecce di selce, erano facili da raccogliere, ma soprattutto da consumare, da custodire e …da trasportare. Ma quali frutti? Nell’evoluzione dell’uomo, degli animali, delle piante e dei panorami, ci sono anche loro, frutti di origini lontane o vicinissime, magari modificati in molti modi per esaltarne sapori e polpe, profumi e forme. I frutti esotici hanno invaso la terra spostandosi di continente in continente seguendo i climi, i commerci a gli appetiti di tutti. Modificando ambienti ed entrando infine non soltanto nella dieta di tutti i giorni, per chi se li poteva permettere, ma finalmente anche in cucina come parte integrante di piatti semplici o elaborati, stuzzicanti e appetitosi, eleganti. Molti, da esotici (albicocche ciliegie, agrumi, fichi, pesche…) originari dal Medio Oriente sono diventati “nostrani” per la diffusa produzione, soprattutto nelle regioni del Sud. Il kiwi addirittura si è talmente adattato ai nostri climi da diventare il prodotto frutticolo più esportato. Restando ai nostri giorni, i frutti esotici aggiungendo colori e sapori sanno esaltare una cucina che da sempre si ispira alla fantasia creativa, contribuendo a farla diventare anche cultura. Ci arrivano da tutto il mondo e questo lo sappiamo, basta leggere le etichette che li “vestono”, ma molti, con i nomi originali, sono coltivati con risultati sorprendenti anche in Italia: le banane, il frutto esotico più conosciuto, raccolte in caschi dalle palme in Puglia; nel Messinese si coltivano avocado, mango e carambola (viene dallo Sri Lanka, e affettata sembra una stella gialla). Sempre in Sicilia, anche se ancora a titolo sperimentale, si raccolgono i litchi, una specie di uva ad acini singoli, dalla polpa bianca e dolce. Sempre nel Sud, Calabria compresa, si coltivano e sono da tempo sul mercato la feijoa, che si avvicina a una grossa prugna verde, l’annona, frutto dalla polpa morbida e carnosa, il babaco, quest’ultimo coltivato nel Lazio, un ibrido della papaya, dalla forma di peperone allungato o il melone dalla polpa gialla. Insomma abbiamo i frutti esotici in casa, utili non soltanto ad arricchire la dieta, ma, affidati a pasticceri e cuochi, si trasformano in insalate, dolci, dessert, macedonie e tartare, valorizzano carni e pesci e perfino ci fanno sognare, con un po’ di fantasia, viaggi in Paesi lontani senza allontanarci troppo da casa.