Il giorno in cui mi venne regalata una bottiglia di rosso “Culotte” ammetto di averla guardata con circospezione, un po’ come un bambino che vede il mare per la prima volta. Mi viene accennato che lui, Fabio Gea è un tipo un po’ bizzarro, in effetti già l’etichetta è tutto un dire: c’è disegnato quello che potrebbe sembrare un uovo. In effetti lo è, il mio amico Guido me lo conferma, un recipiente di forma ovoidale che Gea sperimenta per le microvinificazioni in porcellana, impreziosito da un puntino… Ebbene sì, la grafica dell’uovo richiama si quella che per lui è la forma naturalmente più efficace per la vinificazione, ma è anche una rappresentazione stilizzata delle sue natiche… ed il puntino è un neo (parole sue) che lui ha esattamente lì dove l’ha disegnato. Ho voluto fare questa premessa per introdurre Fabio Gea, viticoltore in Neive, personaggio in cui talento e follia (quella buona) vanno a braccetto, difficile da imbrigliare, con una passione per il selvatico e la porcellana. Cinque anni fa decide di continuare il lavoro iniziato dal nonno in una delle zone più vocate per il Barbaresco. Non fa vino bio o come si usa dire “naturale”, ma semplicemente nel modo meno invasivo possibile, Barbera, Dolcetto e Nebbiolo. Le viti hanno fino ad 80 anni, qualcuna a piede franco. Utilizza barrique tostate a vapore e pietre vulcaniche e recipienti in porcellana. Tutti i suoi vini intessono trame sottili ed eleganti, il frutto è presente e pieno, i suoi vini sono ricchi e caldi, anche se ad un primo assaggio non sono subito diretti e scontati, bisogna avere la pazienza di attenderli e loro si riveleranno in tutta la loro ampiezza. Il Rosso Culotte 2015 di Fabio Gea ben si abbina ad una costoletta alla milanese…