Una terribile eruzione vulcanica aveva distrutto Pompei nel 79 d.C. distruggendo tutto; anche la bella abitudine di rifocillarsi fuori casa proprio come ci ha costretti molti secoli dopo il covid 19. Dell’esistenza di tanti piccoli, accoglienti locali dove mangiare e bere (anche probabilmente per asporto) ce lo ha confermato con abbondanza di dettagli archeologici la recente notizia sul “ritrovamento” di un termopolio perfettamente conservato a Pompei (ce ne sono già oltre un’ottantina a riprova di uno straordinario patrimonio) ha scaturito una serie di riflessioni. Un termopolio è un piccolo locale con dei banconi che contengono delle anfore più o meno profonde nelle quali è conservato cibo caldo e bevande, e un focolare per la preparazione e cottura. È diffusissimo nell’Impero Romano, se ne possono vedere in Italia come ad Ostia Antica, ma anche nel sud della Francia e in Germania. Non si tratta propriamente di una tavola calda, ma neanche un bar, è un luogo da consumazione veloce, molti lo associano non a torto al nostro street food poiché è progettato in maniera che il cibo venga gustato all’esterno, magari seduti su panche. Vengono venduti focacce, olive, pesce fritto, formaggi, una specie di paella e bevande, sia calde che fredde. Un locale per aperitivi? Probabilmente no, l’aperitivo vero e proprio era una consuetudine nell’apertura dei banchetti sontuosi, consisteva in un drink composto da vino e miele, piuttosto dolciastro. Gli antichi romani, grandi frequentatori di locali pubblici mangiavano e bevevano fuori casa forse più di noi, e uno dei motivi era l’assenza delle cucine in maggior parte delle case. Le città erano affollate di gente che lavorava, commercianti, operai. I centri pullulavano di mercati, di edifici pubblici, ai romani piaceva sollazzarsi alle terme, partecipare agli spettacoli, recarsi a teatro e poi andare a rifocillarsi: a Roma, lungo il Circo Massimo si apriva tutta una serie di tabernae, le attuali osterie. Locali per mangiare e bere erano anche vari e distribuiti per tutta la città: c’erano appunto le tabernae, un mix di trattorie/osterie, le popinae, vere e proprie bettole, c’erano dei banchi degli ambulanti che venivano montati e spostati da una zona all’altra, come l’immancabile furgoncino che vende i panini fuori dallo stadio! Una varietà di tipologie che corrispondeva anche alla varietà del cibo offerto e anche una varietà di avventori. Si pensava che tutti quelli locali fossero destinati al ceto più basso della popolazione, ma studi recenti hanno invece ribaltato l’opinione: nelle tabernae ci andavano un po’ tutti, dipendeva più che altro da dov’erano collocate.