La minestra prende il nome da “ministrare”, “amministrare”, perché veniva servita a tavola, ossia ministrata dal capo famiglia e contiene cereali come riso, pasta, farro e orzo (La Cucina Italiana). Il tema che Zafferano ci ha proposto mi ha fatto pensare subito a P. Dagouret (petite Enciclopedie du Restaurateur) con il titolo di Abrégé De Cuisine… Quante volte l’ho consultato per sapere come era composta una zuppa o una crema con il titolo in francese POTAGE. Torno ai ricordi di campagna, pensando a quanto si faceva allora, come zuppe e minestre, e che ancora continua a fare chi vuole salvare la tradizione. La pasta e fagioli con tagliatelle fatte in casa era la più gettonata: era la più buona! Durante l’inverno si serviva la zuppa di verze. La domenica non mancavano mai i tagliolini in brodo, perché con quel brodo si era cotto un bel cappone o una grossa gallina che doveva essere magistralmente tagliata per poi fare le porzioni dal capofamiglia per 22 persone. Il bello per noi ragazzi veniva prima del pranzo: il nonno indossava un grembiule bianco e, munito di forbice da vite e un grosso coltello, iniziava a fare le porzioni. Noi molto curiosi aspettavamo la nostra porzione; eravamo tutt’occhi per assistere, e già da subito qualcosa ci toccava: le zampe o le piccole ali. Ricordo, come fosse oggi, tanti pezzi di cappone che con cura maniacale posava su un grande piatto di porcellana. Lì c’era la mia porzione, piccola, ma c’era. Ma siccome io la volevo mangiare subito, lui mi diceva: “Sì, vaben, ma ricordati che ti deve bastare anche per questa sera”. Visto il numero dei componenti la famiglia qualcuno si domanderà: e alla sera cosa si mangiava? La sera per gli uomini seduti a tavola c’era il radicLa minestra prende il nome da “ministrare”, “amministrare”, perché veniva servita a tavola, ossia ministrata dal capo famiglia e contiene cereali come riso, pasta, farro e orzo (La Cucina Italiana). Il tema che Zafferano ci ha proposto mi ha fatto pensare subito a P. Dagouret (petite Enciclopedie du Restaurateur) con il titolo di Abrégé De Cuisine… Quante volte l’ho consultato per sapere come era composta una zuppa o una crema con il titolo in francese POTAGE. Torno ai ricordi di campagna, pensando a quanto si faceva allora, come zuppe e minestre, e che ancora continua a fare chi vuole salvare la tradizione. La pasta e fagioli con tagliatelle fatte in casa era la più gettonata: era la più buona! Durante l’inverno si serviva la zuppa di verze. La domenica non mancavano mai i tagliolini in brodo, perché con quel brodo si era cotto un bel cappone o una grossa gallina che doveva essere magistralmente tagliata per poi fare le porzioni dal capofamiglia per 22 persone. Il bello per noi ragazzi veniva prima del pranzo: il nonno indossava un grembiule bianco e, munito di forbice da vite e un grosso coltello, iniziava a fare le porzioni. Noi molto curiosi aspettavamo la nostra porzione; eravamo tutt’occhi per assistere, e già da subito qualcosa ci toccava: le zampe o le piccole ali. Ricordo, come fosse oggi, tanti pezzi di cappone che con cura maniacale posava su un grande piatto di porcellana. Lì c’era la mia porzione, piccola, ma c’era. Ma siccome io la volevo mangiare subito, lui mi diceva: “Sì, vaben, ma ricordati che ti deve bastare anche per questa sera”. Visto il numero dei componenti la famiglia qualcuno si domanderà: e alla sera cosa si mangiava? La sera per gli uomini seduti a tavola c’era il radicchietto crudo con la radice attaccata e ben pulita e delle uova sode; le donne con ogni nidiata di figli si sedevano in posti diversi e mangiavano una scodella di latte con polenta che ogni sera non mancava mai; la polenta veniva versata una volta cotta su un tagliere di legno e tagliata con un filo. Quella che restava, siccome era molto grossa, si finiva di consumarla al mattino abbrustolita sopra la cucina economica e mangiata con il latte o con una fetta di salame. Qui si potrebbe continuare con molte altre zuppe che si mangiavano alla sera, ma termino per mancanza di spazio e ricordando sempre che le nostre donne di una volta una fetta di polenta non ce l’hanno mai fatta mancare. Ancora grazie a loro!