Un pollastrello, quattro pomodori, sei gamberi di fiume, olio, aglio quanto basta: questi ingredienti, assieme a fame e tanta fretta sono stati la combinazione vincente di una ricetta che è entrata nella Storia. Dopo la vittoria dei francesi sugli austriaci a Marengo, vicino ad Alessandria, Napoleone, che non mangiava mai prima di una battaglia, avvertì i legittimi morsi della fame, e ordinò il pranzo al fido Dunand. II povero chef, tagliato fuori dai carri del rifornimento che erano rimasti indietro, mandò in fretta i furieri a cercare provviste nei dintorni. Alla fine non si trovò fra le mani che un pollastrino, aglio, olio in sostituzione del tanto amato burro, quattro pomodori e sei gamberi, con cui, facendo di necessità virtù, si arrangiò a cucinare un pollo saltato alla provenzale con un inedito contorno di uova fritte e gamberi cotti a vapore. E il piatto fu battezzato Pollo alla Marengo tanto che Napoleone, superstizioso come ogni condottiero, da allora in poi, volle gli fosse servito dopo ogni battaglia. Nelle sue molte residenze da imperatore, dalle Tuileries a Sant’Elena gli piaceva esibire il lusso, con pranzi sontuosi e ricchi di delizie; ma nonostante tutto era di gusti semplici, prediligeva la pastasciutta, le cotolette, i fagioli e le lenticchie, e ordinava gelati a tutte le ore. Gli va però attribuito il merito di aver diffuso lo zucchero di barbabietola: fu lui, quando il blocco continentale privò l’Europa della canna delle colonie inglesi, a incoraggiare e a finanziare la ricerca che permise a Chaptal e a Delessert di raffinare i primi pani di zucchero nella fabbrica di Passy.

Cristina Mocci