Cantina Furlani è una piccola realtà artigianale trentina con produzione di vini naturali, tra la località di Povo di Trento e Vigolo Vattaro. L’azienda possiede 6 ettari di vigneto e 4 di frutteto, coltiva nel totale rifiuto di erbicidi, pesticidi e concimi chimici da dieci anni circa. Per i lavori di potatura, trinciatura e apertura del terreno si seguono i ritmi sinodali e del tropico (da millenni il calendario lunare guida i lavori agricoli e gli studi dell’agricoltura biodinamica evidenziano come il cielo influenzi il lavoro nei campi: luna crescente e luna calante è detto ritmo sinodico, luna ascendente e luna discendente è detto ritmo tropico). Inoltre, si utilizzano preparati biodinamici 500 e 501 (il preparato 500 o corno letame è stato elaborato da Rudolf Steiner e serve per favorire la formazione dell’humus nel terreno. Il 501 è un preparato che si spruzza invece direttamente sulla pianta e serve a concentrare le forze luminose grazie alla silice con la quale è composto, potremmo dire che tale concentrazione avvolge la pianta di luce e ne stimola quindi la fisiologia vegetale in modi diversi a seconda della fase fenologica). Matteo Furlani coltiva chardonnay, pinot nero, pavana, vernaccia, lagarino bianco, muller thurgau, lagarino rosso, marzemino, lagrein, rosara e negrara. Molti vitigni sono autoctoni e sono per lo più utilizzati in assemblaggio nei vini frizzanti bianchi, rossi e rosati (spumantizzazione ancestrale). Si produce un metodo classico Trento DOC da uve chardonnay. Recentemente Matteo Furlani è stato nostro gradito ospite al Saffi Caffè di Senigallia per una serata di presentazione della sua cantina, nella quale si è potuta degustare praticamente tutta la sua produzione con risultati finali che sarebbe lungo raccontare in questo contesto. Oggi mi vorrei soffermare sul bianco Alpino, selezione damigiana. Vorrei parlarvene perché è un vino inusuale quanto curioso. Innanzitutto, cominciamo col dire che è un muller thurgau in purezza prodotto senza lieviti selezionati, quindi, chi è abituato a vini aromatici che derivano da questo vitigno non ci troverà di certo quell’esuberanza odorosa che tristemente li denota. Le caratteristiche aromatiche sono comunque presenti in maniera discreta ed armonica. Il vino nasce, appunto, dalla volontà di ricercare equilibrio ed armonia grazie all’affinamento in damigiana, vero e proprio ventre materno del vino, per 7 mesi, viene poi imbottigliato con la luna vecchia di aprile. Non è di certo un liquido impegnativo, anzi lo potrei definire un vino da merenda, con rispetto parlando ovviamente! Per questo motivo lo consiglio con uno spuntino classico contadino come fichi e prosciutto crudo nostrano…