Sono nato a Campodarsego, come comune e come parrocchia appartenevo a S. Giorgio delle Pertiche. Mi trovavo proprio al centro del Bosco del Vescovo al quale ogni anno dovevamo pagare il Quartese (5 kg di grano per famiglia). Lavoravamo al tempo otto campi di proprietà che erano attraversati da un fiumiciattolo di una certa importanza chiamato Rio proveniente dalle sorgenti di Onara o dalla Tergola. In questo fiume c’era molto pesce: lucci, scardorle, spinarelle, a volte anche qualche anguilla. Noi ragazzi, con una vecchia rete o con le mani, andavamo a pescare, ed era un grande divertimento. Quello che ci interessava di più erano le scardorle. Un bel giorno alcuni ragazzi più grandi di noi pensarono di fermare l’acqua di quel fiume. Presero una vecchia porta che qualcuno aveva a casa e la portarono davanti a uno dei ponti che c’erano bloccando così tutta l’acqua che di lì passava. Noi ragazzi più giovani eravamo “tutt’occhi”. Dall’altra parte del ponte l’acqua incominciava ad abbassarsi e presto venivano a galla molti pesci, tanto che fu necessario prendere un mastello da casa e portarlo lì. Immaginatevi prendere il pesce con le mani! Fummo tutti coinvolti…quanto pesce! Ancora ricordo bene quel giorno. Il pesce pescato, alla fine, venne diviso in parti uguali e la mia parte, molto abbondante, la portai a casa a mia nonna che ogni giorno doveva provvedere a preparare i pasti. Eravamo in tempo di guerra e, assieme agli sfollati, noi formavamo un numero di ventidue persone. Mia nonna scelse le scardole e le fece fritte in padella. Accanto, nel camino a legna, attaccato ad una catena c’era la pentola in rame per fare la polenta che non mancava mai e che si preparava per la cena (per chi sedeva a tavola, cioè solo gli uomini). Le cene di quei tempi le ricordo bene: radicchietto di campo e mezze uova. Le mamme, sedute su una sedia con la loro nidiata di figli, invece, mangiavano una scodella di latte con polenta. I vini che gli uomini bevevano allora erano: il Raboso, il Merlot e per chi non sopportava i gradi del vino alto c’era il famoso Baccò. Auguro a tutti voi di provare, un giorno, queste straordinarie sensazioni!