Nonna Matilde non sapeva più cosa inventare: aveva esaurito tutti i giochi, le astuzie, le minacce, le trovate per riuscire ad aver ragione di quelle due pesti dei suoi nipoti che, se non litigavano tra loro, la facevano dannare al supermercato, alla farmacia, nel negozio di stoffe dove sperava di rilassarsi. Toccavano tutto, spostavano gli articoli sugli scaffali, importunavano le commesse, correvano come pazzi facendo cadere gli espositori come birilli. Lei si scusava con tutti, rimetteva a posto quel che poteva ma era una fatica inutile: i nipoti vanificavano i suoi sforzi. Un po’ alla volta aveva ridotto il giro mattutino delle spese, perché i negozianti le avevano fatto capire, con estrema gentilezza, naturalmente, che se lei andava altrove quando era accompagnata dai due discoli, avrebbero apprezzato la gentilezza. Solo che lei era sempre accompagnata dai nipoti, fin dal giorno in cui suo figlio e la nuora le avevano proposto di tenerli finché loro andavano al lavoro. Figurarsi se poteva dire di no all’idea di accudire i frugoletti, tornando virtualmente giovane, come una mamma un po’ attempata. Così niente spese per l’asilo nido e periodo estivo a tutto gas, perché i genitori avevano tanto bisogno di fare un po’ di ferie. Iniziata la scuola poi, erano rimasti i pomeriggi e i fine settimana perché, ovviamente, non potevano mica babbo e mamma restare sempre a casa. Quel sabato mattina, nonna Matilde aveva deciso che, l’indomani sera, avrebbe parlato chiaro a quel pappamolla di suo figlio e alla tigre di sua moglie, che lei non avrebbe più badato a nessuno. “chi li ha fatti, se li tenga!” giurò a se stessa. Ma c’era ancora una giornata e mezza da sfangare. Che fare, mentre li inseguiva nel garage? – Sentite bambini, ho una sorpresa misteriosa per voi. Se state buoni, dopo pranzo ve la faccio vedere. La sorpresa misteriosa produsse il suo effetto. I nipoti le stavano addosso ma erano tranquilli. Una meraviglia! Mangiarono composti e quando Matilde estrasse dal frigorifero un fico grosso, tondo, succoso che aveva serbato per il relax della tarda sera, quando i marmocchi avrebbero iniziato la ricarica delle batterie, i due si guardarono un attimo e poi, il più piccolo, diede una zampata sul frutto che si spiaccicò, spargendo i suoi umori dappertutto. E si misero a ridere. Nonna Matilde si alzò di scatto e li prese a calci e a ceffoni, colpendo alla cieca. Si fermò solo quando le mancò il fiato. Kevin e Christian piansero tutte le loro lacrime.

Dello stesso autore il romanzo: “Le valigie sono dalla tua vicina” Biblos Edizioni