Il cambiamento economico e sociale che tra la fine del Trecento e il Quattrocento coinvolge Firenze, porta ad uno sconvolgimento tale da rivoluzionare anche le abitudini alimentari ormai radicate nei secoli. I nobili che da numerose rappresentazioni sedevano a tavola a foggia di mercanti arricchiti, provinciali e ostentatori, in un disordine seppur raffinato e con allegra confusione, si trasformano in spettatori di banchetti solenni, artificiosamente organizzati e progettati da architetti e artisti di corte, che si mettono al servizio dei piatti da presentare. I Medici a Firenze si servono di Bernardo Buontalenti, architetto, pittore, orefice, inventore di straordinaria vivacità. Per il banchetto nuziale in onore di Caterina de’ Medici inventa dispositivi che calano dal soffitto cantanti ed attori, rigogliose fontane di liquore e un leone che si tramuta in aquila. Ma tornando alla storia della nostra cucina; come scrive nelle sue note di docenza Sergio Grasso, il gusto culinario comincia a scoprire la propria specificità territoriale grazie ai Medici che con i commerci sono diventati una delle famiglie più potenti (ma anche colte e munifiche) della penisola. La cucina dei Medici giunge a tal grado di completezza e armonia da influenzare la vita e il gusto di ogni corte europea. Caterina, ad esempio, sposa del futuro Enrico II porta con sé in Francia le ricette fiorentine come crespelle, salse e olio d’oliva, ma anche cuochi, pasticceri e la forchetta, utensile totalmente sconosciuto in loco Anche Cosimo de’ Medici è solito offrire banchetti con innumerevoli portate tipo selvaggina e polli ripieni, probabilmente non nello stile pomposo e voluttuoso della parente d’Oltralpe. L’arte culinaria fiorentina – alleggerita da salse ridondanti, rivoluzionata nelle cotture e umanizzata dall’estrema attenzione alle materie prime e alla stagionalità – fornisce uno straordinario impulso alla nascita della grande cucina internazionale. Dalle cucine dei palazzi Fiorentini il nuovo verbo gastronomico raggiunge Venezia e Roma, si insinua a Ferrara e a Milano. Tra le conferme di questo grande rispetto e considerazione per la tavola, le collezioni medicee d’arte conservate agli Uffizi, nella Galleria Palatina, alla Villa Medicea del Poggio Imperiale. Come le nature morte di Agnolo Gori e di Carlo Dolci, mentre Bartolomeo del Bimbo (1648-1729) dedica una stupenda tela al “Petto di pollo farcito alle prugne” e al “Tortino dolce di susine” e ancora Bartolomeo Ligozzi che dipinge una natura morta con fiori e “Pere giugnoline”, insiste con i “Datteri ripieni al sorbetto di pere” e immortala una “Confettura di fichi acerbi”. La cucina ha conquistato l’ Arte.

Cristina Mocci