– Ragazzi, oggi tortellini in brodo! – annunciai trionfante ai miei nipoti, entrando nella stanza dove sciupavano la pila di carta bianca che avevo pazientemente recuperato da una serie dei blocchi notes destinati al macero perché difettosi. – Yeeeeeh! – risposero festosamente i marmocchi, che andavano matti per questo piatto e, caso strano, proprio col brodo, alimento che non riscuote grande successo fra la gioventù. – Bene, diamoci da fare. Per cominciare dite alla mamma che metta a scaldare il brodo; io intanto faccio un salto dal salumiere sperando che non li abbia già venduti tutti. Poco prima avevo letto, passando davanti alla bottega, un cartello gigantesco con un “Oggi tortellini freschi, fatti da noi”. “Fatti da noi” era in rosso e a caratteri cubitali per far capire che era un’occasione da non perdere. – Invitiamo anche le zie? – chiese mia figlia, messasi di buon umore all’idea di fare festa assieme. – Certamente. Allora quanti ne compro? – Beh, vediamo… noi siamo in quattro, con te siamo in cinque, con le zie, sette. Facciamo venire anche mio zio Amicare? Mi dispiacerebbe lasciarlo da solo. – Benissimo, siamo in otto. Ne compro due chili. Vado. Stavo per mettermi il cappotto, quando mia figlia mi fermò. – Attento però che la zia Amelia è vegetariana, per cui dovresti comprarne un paio di etti senza la carne. – Va bene. Come fai a cucinarli? Mica possiamo mischiarli. – Metto su un altro pentolino. – Come vuoi tu – conclusi sulla porta. – Accidenti, dimenticavo, la zia Federica è vegana, per cui niente pasta all’uovo. Sai l’uovo… Cominciavo a spazientirmi. – Comprerò una busta a parte e ci sarà una terza pentola sul fuoco. Posso andare, ora? Capii che c’era un ulteriore impiccio e sollecitai: – Fuori il rospo! – Mio zio è intollerante al glutine, per cui potresti comprare dei tortellini che non gli facciano male. Mi tolsi il cappotto e tornai dai miei nipoti: – Ragazzi, oggi stracchino e purè.