Lo sapevate quanto potere attribuivano i Romani alla cipolla? Questo è quanto ha scritto Marziale, siamo attorno al 60 d.C.:
“Non hai più forza ed hai la moglie vecchia?
Mangia, finché n’avrai l’epa satolla,
Montagne di cipolla.”
E fin qui la capacità afrodisiaca della cipolla conosciuta da oltre 5.000 anni in quelle terre che oggi sono il Nord Ovest dell’India, il Pakistan e l’Afghanistan. Da lì arrivò in Egitto, dove fu considerata pianta sacra ed adorata, poiché vi si trovava in essa il soffio divino. Faraoni, scribi e sacerdoti ( che non avrebbero potuto ) ne mangiavano in grande quantità. La cipolla era talmente gradita che fu moneta per i costruttori delle Piramidi: una lapide su quella di Cheope riferisce che furono spesi ben 1600 talenti per acquistare cipolle, agli e ravanelli da consegnare agli operai. Apprezzata, ma in tono minore, dai Greci ( Omero parla di “fresca cipolla” ), ben più articolato fu il rapporto con i Romani. Gradita all’inizio della storia di Roma, al tempo un popolo di pastori, col passare dei secoli e con la potenza militare ed imperialista, iniziarono a rifuggirla. Orazio in una sua celebre ode lancia contro questi poveri ortaggi una invettiva senza pari. Ne parlano, in un volume che è la “summa” di questa gigliacea, “Io, la cipolla” Luigi Alfieri e Paolo Amadasi, parmigiani. Arrivò un black out enorme, dalla caduta dell’Impero Romano all’alto Medioevo. E bisogna aspettare il XII secolo per ritrovare Piero de Crescenzi che dice che “.. accrescono l’appetito e provocano la lussuria…” Da dove viene il nome? Dal latino “cepa”. Difficile è però sapere da dove nasce il latino “cepa”. Alcuni pensano che derivi da chefalè, parola greca che vuol dire testa, per una possibile rassomiglianza fra il bulbo ed il cranio!!. Garibaldi la apprezzava, ma non era il solo : Dumas padre la considera un vero tesoro della cucina. In effetti, nella cucina, la cipolla è alla base di una serie infinita di piatti, usata in modo diretto, cruda, fritta o in infinite preparazioni, dai risotti ai fondi, dai minestroni ai battuti per stracotti, dagli spiedini ( kebab ) alle ratatouilles. In più la cipolla viene conservata sott’aceto ed è divenuto un prodotto industriale. La storia del cinema è debitrice nei confronti della cipolla. Alcune fra le più strazianti scene d’amore devono il pianto al volatile solfuro che contiene. Ma, a parte queste piccole noie, la cipolla è un dottore: stupenda per i diabetici, è consigliata a chi ha problemi di prostata, cistite e calcoli renali. La medicina popolare la usa per lenire gli effetti della puntura di insetti, calma le emorroidi, cura i geloni (ma chi li ha più, i geloni?) ed ammorbidisce i calli. Certamente la cipolla arricchisce la nostra alimentazione da sempre ed è così buona che ti fa piangere, di gioia, ovviamente!

Alfredo Pelle