In questo periodo dilaga la sushi mania e gli appetizer orientali sono sempre più comuni anche negli happy hour nostrani. Dal sashimi ai boquerones en vinagre, variante iberica delle nostre alici marinate, passando per i carpacci di tonno e pesce spada. Le alici fritte marinate sono appetizer semplici ma, allo stesso tempo, stuzzicanti. Si preparano aprendo le alici a libro, infarinandole e friggendole per poi lasciarle marinare per una nottata in un composto di aceto, vino bianco, peperoncino, cipolla e aglio. Alle classiche acciughe marinate che si consumavano prevalentemente nelle aree costiere, si sono via via aggiunti carpacci di pesce crudo di specie diverse (pesce spada, salmone, tonno, ecc..) e piatti derivati da culture orientali quali sushi. Il sushi è costituito da pezzetti di pesce crudo (e non solo) con blocchi di riso (cotto con aceto di riso, zucchero e sale), da inzuppare nella salsa di soia, nella quale è stata stemperata una piccolissima dose di wasabi. Fra i vari tipi di guarnizione: tonno (pregiato), salmone, polpo, uova di pesce, anguilla, gamberetti, frittata, avocado, cetriolo. Il sashimi è il pesce crudo senza nient’altro, in cui conta soprattutto la filettatura, ovvero il modo in cui viene tagliato. In un piatto di sushi o sashimi, oltre al wasabi, c’è sempre anche qualche pezzetto di ginger. In Italia sono in aumento i locali dove le proposte del crudo vengono abbinate con bollicine, vini bianchi fermi aromatici o cocktails. Ecco alcuni esempi: un calice di Grand Brut con tre ostriche, a scelta tra le tondeggianti Belon o le lunghe e concave Fines de Claire; nella storica pescheria di Milano rivisitata in stile bar vengono servite le ostriche al naturale o il misto con ostriche, tartufi, fasolari, capesante. Un’alternativa originale alle bollicine ed al vino è l’“Oyster Martini”, cocktail ideato dal barman Enzo Mirto, a base di vodka e dry Martini, rifinito con un’ostrica servita nel bicchiere. Per finire una leggenda: si racconta che intorno al 1860 a San Francisco nacque un piatto chiamato “Cocktail di ostriche”, molto popolare nella West Coast, nato in un ristorante di San Francisco da un minatore di ritorno dalle miniere d’oro. Il minatore chiese ai camerieri del ristorante di portargli un piatto di ostriche California con a parte ketchup, rafano, aceto, salsa Worcestershire, una caraffa e un whiskey. Dopo aver bevuto il whiskey, mise le ostriche nella caraffa, aggiungendo sale, pepe, aceto, salsa Worcestershire, rafano, e ketchup. Il proprietario del ristorante incuriosito, chiese al minatore: “Come si chiama quel pasticcio?”. Il minatore rispose: “Questo è ciò che io chiamo un cocktail di ostriche”. Il giorno dopo apparve sulle vetrate del ristorante: “Oyster Cocktail” e nel giro di poco tutti i ristoranti di San Francisco servivano questo nuovo piatto.

Sushi all’italiana
Ecco la ricetta per un “sushi” con ingredienti più occidentali dove la differenza consiste nel fatto che le alghe nori vengono sostituite da verdure a foglia verde. Utilizzeremo dunque ingredienti più semplici da trovare e del pesce più economico: in sostanza proporremo una rivisitazione del prelibato piatto giapponese. Gli ingredienti che serviranno per preparare il nostro sushi sono: riso “Roma”, ortaggi a foglia larga (spinaci o bieta), pesce (salmone affumicato, polpa di granchio, uova di lompo, tonno). Come ingredienti per il ripieno: uova, zucchine, carote, cetrioli. E da bere? Il sakè, freddo o caldo, tradizionale bevanda giapponese ottenuta dalla distillazione del riso, oppure il tè verde bollente.
Oyster Martini
6 cl .Vodka bianca 50; 2 cl. Martini Dry. Raffreddare la coppetta Martini con ghiaccio, aprire il guscio di un’ostrica, estrarre il mollusco, infilarlo in uno stecchino e appoggiarlo sui bordi della coppetta. Nel mixing glass versare il Vemouth sul ghiaccio, mescolare delicatamente cercando di aromatizzare bene il ghiaccio, quindi eliminare il 3⁄4 di Vermouth, versare la Vodka e mescolare. Togliere il ghiaccio dalla coppetta e versare il composto sull’ostrica, servire decorando con una scorza di arancio. Si dice che le dosi ottimali per questo cocktail siano 8 cl di Vodka e 2 cl di Vermouth, esiste anche la versione che richiama come distillato base l’utilizzo del Gin, ma la versione con la Vodka è la più richiesta negli Stati Uniti ed è ritenuta da moltissimi uno dei cocktail più afrodisiaci mai inventati.

Angelo Borrillo