Quando le nuove tecnologie raggiungono il mondo dell’alimentazione, il fuoco della creatività si infiamma. Ecco comparire in cucina nuove proposte culinarie, nuove sensazioni gustative e piacevoli imbrogli, ed è come aspettarsi un gusto da una materia commestibile e trovarne un altro. Il sottovuoto si è evoluto meccanicamente dalla primordiale tecnica di cottura dei prodotti in vaso – messa a punto da Nicolas Appert agli inizi del 1800 che prevedeva cottura e contemporaneamente assenza di aria –  alle tecniche contemporanee presenti nei migliori luoghi di cottura fino ad arrivare anche nelle case. E al bar? Indispensabile per tutti i bar che fanno il light lunch o lo snack, il sottovuoto permette il mantenimento ma, soprattutto, elimina gli sprechi e ottimizza gli acquisti perché si possono acquistare merci in maggiore quantità e distribuirle in sacchetti sottovuoto avendo sempre a disposizione il prodotto che ci serve. In questa era, nella quale lo stupire conta più della qualità del prodotto, noi al bar siamo, come in cucina, alla costante ricerca del nuovo. Ecco, dunque, uno spunto interessante colto dai colleghi consulenti Sirman: il sottovuoto usato per l’osmosi della frutta. Mettendo in una busta della frutta con un altro ingrediente, si può aromatizzare quel prodotto fino al suo cuore dandogli un aspetto integro ma con un sapore inconsueto. Ecco allora l’idea di insaporire degli spicchi di pompelmo spellato a vivo con un infuso di basilico e vodka, oppure fette di arancia intrise di Campari o mele al Blu Çuracao e melone bianco al liquore Galliano. Frutta da mangiare e per stupire, ma anche da utilizzare come decorazione / ingrediente per un cocktail o una vodka imperiale con frutta dai sapori diversi. E per essere più popolari, consiglio di prendere uno spicchio di arancia e metterlo sottovuoto attivando l’osmosi con Aperol o prosecco regalando così una nuova anima allo spritz.