Un luglio assolato di qualche anno fa. Roma è semideserta sotto la canicola e strana-mente silenziosa. Qualche temerario turista si avventura al di fuori della protezione dell’ombra. Mi trovo sugli scalini della chiesa di Santa Maria del Popolo nell’omonima piazza in attesa che aprano i battenti e poter entrare a godere di un po’ di fresco e bearmi davanti alle opere di Raffaello. Nel frattempo mi leggo un libro su Roma misteriosa e arcana (uno dei tanti che mi piaceva consultare all’epoca quando passavo tanto tempo nella capitale girovagando con la scusa della tesi di laurea) e mi dedico al breve e curioso aneddoto riguardo alla chiesa nella cui ombra sto riposando. Fino al medioevo si riteneva certa l’ubicazione del luogo di sepoltura dell’imperatore Nerone. Si trovava ai piedi del Pincio, vicino a Porta Flaminia ed era individuabile da un immenso e frondoso albero di noce, alto, si dice, ben quindici metri. Il noce, nonostante vanti varie e utili proprietà, gode di fama negativa, forse legata, in origine, alla particolare conformazione del suo frutto, chiamato juglans, il glande di Giove. Lo si incolpa di avere un’ombra nociva, la capacità di attirare fulmini e il rischio di avvelenamento per colui che si riposa vicino al tronco. Non solo, sembra attirare streghe e riti satanici. Si narra che proprio alle basi del noce di Piazza del Popolo, complice la presenza dei resti dell’imperatore, matricida e persecutore ossessivo di cristiani, si riunissero streghe, maghi e il diavolo in persona per esercitare riti pagani, orge e sacrifici. Papa Pasquale II nel 1099 decise di porre fine a queste riunioni notturne che contribuivano a rendere pericolosa la zona, abbattendo l’albero dopo una solenne cerimonia, facendo erigere una chiesa e disperdendo le ceneri dell’imperatore, conservate dentro un’urna al di sotto dell’albero, nel Tevere.  L’attuale chiesa è il frutto di ampliamenti realizzati in epoche successive, dal 1400 in poi. E’ stata ampliata e  decorata dai più famosi artisti del Rinascimento e dalle epoche successive. Ma le streghe e i maghi che fine hanno fatto? Secondo Benvenuto Cellini si ritrovavano tra gli anfratti dell’anfiteatro Flavio. Ma questa è un’altra storia.