La prima fonte letteraria a parlare di un vero e proprio gelato, è una composizione di Yang Wanli, giovane poeta della dinastia Sung, (1127-1206), che a proposito del “latte gelato” scrive: Sembra oleoso ma ha una trama croccante / appare congelato, eppure è galleggiante / come la giada, si spezza in fondo al piatto / come la neve, si scioglie alla luce del sole. Versione sull’origine cinese confermata dai gelati serviti alla corte Mogul durante il periodo Yuan, nel quattordicesimo secolo. Ma tutto ciò ai toscani non fa né caldo né freddo. I toscani sono convinti, senza esitazioni, che la paternità del gelato e del sorbetto sia da far risalire al grande architetto fiorentino Bernardo Buontalenti, amico fraterno di Torquato Tasso e beniamino di Cosimo I de’ Medici (Bernardo Buontalenti – Firenze 1531 o 1536 – Forenze 1608, artista di corte molto versatile, fu pittore scultore, architetto, ingegnere, teorico di fortificazioni, soprintendente ai lavori pubblici, chimico. Come urbanista progettò la sistemazione del ghetto di Firenze e del piano di ingrandimento di Livorno. Infine, come ingegnere idraulico, operò in Valdarno). Il gusto artistico, l’abilità creativa e la capacità progettuale del Buontalenti sono fuor di dubbio, ma quella dell’invenzione fiorentina del gelato ha tutto il sapore della mitologia gastronomica in cui volentieri i toscani – e non solo – indugiano per celebrare se stessi, la propria cucina e la propria storia. La leggenda nasce ex-novo sulle pagine di un libro sulla cucina fiorentina in due volumi, pubblicato nel 1965, dove si afferma che Buontalenti “creò” il sorbetto ed il gelato intorno al 1595, in occasione dell’inaugurazione del Forte Belvedere, da lui progettato per il suo mecenate. E tanto per restare nella storia, l’arte del congelare artificialmente l’acqua con l’aiuto del sale, era già nota in Sicilia, grazie ai valenti gelatieri arabi, ma anche in Campania e anche in Toscana prima del XIII secolo. Per restare in tema di mitologie gastronomiche toscane legate al gelato, si narra che già nel 1533 – oltre mezzo secolo prima del Buontalenti – un tal Ruggeri, pollivendolo al seguito di Caterina de Medici, riuscì a umiliare i cuochi francesi con una ricetta di “ghiaccio all’acqua inzuccherata e profumata”. I cuochi parigini, si dice, lo costrinsero a lasciare velocemente la capitale e lui tornò ai suoi polli non senza consegnare a Caterina la propria ricetta in una busta chiusa. Leggende? Epopee? Resta il gelato e quello nato dalla fantasia dei nostri artigiani non ha pari al mondo.