Vecchio testamento, Genesi, capitolo terzo, verso sette “…Allora si apersero gli occhi di ambedue e si accorsero di essere nudi; così cucirono delle foglie di fico e se ne fecero delle cinture per coprirsi”. Adamo ed Eva hanno appena assaggiato il frutto dell’albero della conoscenza. Da questo episodio ha inizio la carriera della foglia di fico come emblema della censura nell’arte. Il fico è una pianta antica ed estremamente diffusa nel bacino del Mediterraneo e nell’Asia. Le popolazioni antiche, dai babilonesi attraverso gli egiziani fino ai romani, non ne hanno solo consumato i frutti ma hanno conferito sacralità e potere mistico. Il legno era utilizzato per creare sarcofagi poiché Osiride rinasceva con il fiorire della pianta in primavera. Romolo e Remo vengono allattati dalla Lupa sotto l’albero di fico. La cultura cristiana associa a questa pianta istinti di tentazione, di peccato, imposizione di idee politiche e religiose. L’accanimento della Chiesa non ha risparmiato nessuno dei più grandi artisti ed è iniziato giusto dopo il Concilio di Trento quando si sono delineate delle linee guida per veicolare anche l’arte nel giusto binario delle coscienze cristiane. Nella Cappella Brancacci a Firenze i restauri hanno restituito l’originale dipinto della Cacciata del Paradiso di Masaccio. Verso la fine del ‘600 vengono coperte le parti incriminate, più importanti dell’effetto drammatico dell’umiliazione di Adamo ed Eva, scacciati nudi e consapevoli dal Paradiso. Daniele da Volterra poco dopo la morte di Michelangelo ottiene l’incarico di coprire bel 38 figure della Cappella Sistina. Questa particolare operazione di mettere le mutande a dei capolavori gli vale il soprannome di Braghettone e così ce l’ha consegnato la storia. Bernini, che nell’estasi di Santa Teresa a Santa Maria della Vittoria a Roma non si preoccupa di rappresentare la santa in un momento più simile al godimento sessuale che ultraterreno, è vittima della censura nella figura della Carità realizzata per la tomba di Alessandro VII. Esempi ce ne sono altri. Questa è la breve storia della pianta di fico che da simbolo della fertilità, della vita e del passaggio tra quest’ultima e la morte diventa emblema di dittatura morale e ideale, strumento di chi si erge a rappresentante di sapere e moralità.