Il barman che cucina sarà l’espressione del nuovo locale di tendenza: due piastre a induzione, un abbattitore, un microonde, un forno termoventilato, un Pacojet, sono sufficienti per creare dei piatti di piccola gastronomia, finger food da abbinare a splendidi aperitivi e da proporre come efficaci light lunch. Pensate a delle creme di formaggio surgelate. Con il Pacojet ne rigenerate una sola porzione, la mettete in una semplice omelette da tagliare a rondelle e adagiare su di un crostino: quale miglior appetizer caldo da servire ai vostri clienti? Prendete il caso di una crema di prosciutto, di carciofi, di baccalà, espressa già condita di altissima qualità: ne rigenerate una sola pozione per tipo e ne fate dei canapè, tartine, vol au vent, crostini, tartelette, espressi con un livello di piacevolezza alto, senza incappare nelle famigerate tartine spalmate di maionese con tre chicchi di mais, icona dell’incapacità e della sciatteria. Con una cappa in un angolo del bar si potrà allestire un kitchen corner dove, con elevatissima qualità e freschezza, alla piacevole vista del cliente e senza sprechi, si potranno preparare tante degustazioni da abbinare alla tipologia di drink che il cliente ha ordinato o che voi gli avete consigliato. Questo aspetto darà al vostro bar un’elevata personalità e un abbattimento importante dei costi di stoccaggio e preparazione. Migliorando la qualità percepita e quella reale non ci sarà semplicemente un aumento dell’incasso, ma sicuramente aumenterà l’utile grazie alle preparazioni home made. Lo spazio si potrà recuperare modificando la vetrinetta espositrice (quasi sempre vuota o con cose industriali e vecchie) e liberando il piano di servizio dagli inutili prodotti da banco che non producono utile sufficiente e che vengono venduti al 50% in più del supermercato.