“Laggiù nel paese dei tropici, dove il sole è più sole che qua, sotto l’ombra degli alberi esotici, non ti immagini che caldo che fa….” cantavano Lucio Dalla e Francesco De Gregori. Era il 1979 ed io, poco più che trentenne e con i galloni da Export Manager, a volte forse esageravo problemi ed opportunità perché l’azienda mi mandasse in missione proprio da quelle parti, che mi risulta abbiano mantenuto lo stesso fascino di allora. Evidentemente la frutta esotica ama il caldo, le palme, quasi sempre il mare, proprio come chi ha in mente una vacanza, magari con un pizzico di trasgressione favorita dagli ingredienti di cui sopra. Esotico, nel comune sentire, è sinonimo di tropicale ovvero di tutto ciò che riguarda quella fascia del nostro pianeta (larga circa 5.200 km.) che sta tra il Tropico del Cancro e quello del Capricorno, con in mezzo l’Equatore e che accoglie poco più di un centinaio di Stati. Alcuni tra i più rappresentativi? Kenya, Madagascar, Mauritius, Seychelles, Bahamas, Costarica, Cuba, Hawaii, Repubblica Dominicana, Maldive, Thailandia, Polinesia, Fiji. Solo ad elencarli viene l’acquolina in bocca ed è comprensibile andare con la mente alle palme, la sabbia bianca, l’amaca e i cesti ricolmi di ananas, avocado, banane, noci di cocco, datteri, mango, papaya, tamarindo che non solo sono belli da vedere e buoni da mangiare, ma in molti casi possono a pieno titolo sostituire le varie pillole ed integratori dei quali a volte forse abusiamo. La vita (chi mi legge lo sa) mi ha portato spesso lontano nel mondo e i luoghi dove regna la frutta esotica sono certamente quelli che hanno lasciato tracce importanti dentro di me. A Fort-de-France (Martinica), dove vinsi una gara di “beguine” senza saper ballare e fui premiato con un trionfo di ananas; a Cienfuegos (Cuba) quando troppo tardi mi resi conto che in quel cocktail c’era più rum che lime; a Bora Bora (Polinesia Francese) dove le ballerine di “tamuré” coprivano la loro femminilità con due mezzi gusci di noci di cocco. E sorrido ripensando alla pubblicità di quella multinazionale, con l’uomo che girava per le piantagioni in completo bianco e cappello “panama” ad assaggiare prelibati frutti tropicali per verificarne la bontà. La voce in chiusura diceva: “L’uomo D.. M…. ha detto si!”. Sono d’accordo.