I legumi, e alcuni in particolare come i fagioli, sono nella nostra storia, e in quella di mezzo mondo, tanto che se ne sono state trovate tracce risalenti a migliaia di anni fa. Con la prima agricoltura praticata nel vicino Oriente le popolazioni residenti vivevano di grano, orzo, lenticchie e piselli, sostanzialmente quindi cereali e legumi. E ci sono testimonianze nei graffiti, nei racconti e nelle tradizioni popolari. Nella letteratura gastronomica antica i legumi erano nel Libro quinto del “De re coquinaria” del gourmet romano Apicio, molto più tardi il famoso benedettino mantovano dei primi del ‘500, Teofilo Folengo in arte Merlin Cocai (sepolto nel monastero di Campese, nel Bassanese) nel Baldus, una delle sue opere più poderose in maccheronico, ci lasciò “viginti” ricette specchio della cucina tardo medioevale precolombiana. In queste volle sottolineare a conferma di un prodotto tanto noto da aver una specie di doc di quei tempi: “Si mangiare cupis fasolos vade Cremonam” (se desideri mangiare fagioli vai a Cremona). E non si tratta di una rarità letteraria, i legumi (soprattutto piselli e lenticchie) c’erano e molti secoli dopo nei Malavoglia di Verga “Lo zio Crocifisso combina un negozio di lupini “a credenza”, cioè senza pagamento immediato, ma con un conto da saldare dopo l’affare…”; nelle fiabe, “La principessa sul pisello” di Hans Christian Andersen o nel racconto popolare inglese (di autore ignoto) Jack e il fagiolo magico; nei film con i fagioli alla western ”cuoco” Bud Spencer, o nel divertente (“Italian superman”) episodio firmato da Comencini nel film “Quelle strane occasioni” con Giobatta (Paolo Villaggio) emigrato in Olanda dove vende lupini; nella grande pittura, il “Mangiafagioli” celeberrimo dipinto di Annibale Carracci (1560-1609). Immancabile Leonardo da Vinci a proposito di un suntuoso banchetto alla corte di Ludovico il Moro: “ …c’è più sostanza in due fagiolini verdi”. Perfino la Bibbia (Genesi 25.29-34) cita le lenticchie “Giacobbe diede a Esaù il pane e la minestra di lenticchie, questi le mangiò e bevve, poi si alzò e se ne andò”: E ancora nel Teatro comico, l’epitaffio che lo stesso Bertoldo, nella divertente commedia di Giulia Cesare Croce (1550-1609), dettò per la sua tomba: “Mentr’ egli visse, fu Bertoldo detto, Fu grato al Re, morì con aspri duoli Per non poter mangiar rape e fagiuoli”. E queste note spulciando i libri che ci raccontano di vecchie storie, ma i legumi ci sono anche negli amatissimi cartoons per bambini, i Barbafamiglia (sono tutti fagioli) e nelle molte tradizioni locali ancora vivissime e in libri, enciclopedie, dispense, filmati, documentari, concorsi gastronomici e letterari a far salire questi benedetti legumi agli onori di una cultura diffusa e di una cucina per tutti (o quasi).