Ormai la globalizzazione in cucina si vede e si sente, si tocca con mano e con naso, da oltre quindici anni, grazie alla presenza di molti frutti esotici sulle nostre tavole e nelle ricette di cuochi e pasticceri di tutta Italia. Vorrei fare una mia riflessione personale su quanto è accaduto e, purtroppo, spesso succede ancora. Siamo affascinati dai colori vivaci di molti frutti che provengono da est e da ovest lontani, siamo incuriositi, durante i nostri acquisti al mercato, dalle fogge e forme più strane di frutti che, a volte, facciamo difficoltà a chiamare con il nome giusto e talvolta confondiamo uno con l’altro. Poi rimaniamo affascinati da ricette che ne prevedono l’impiego a tutti i costi in nome della salubrità e del benessere. Mi è capitato di vedere alcuni cuochi, o consumatori comuni, assumere atteggiamenti da grandi esperti prima di acquistare i frutti esotici: li annusano, li palpano o li guardano in controluce prima di inserirli nel proprio carrello, come se riservassero loro la stessa modalità di approccio prevista per l’acquisto di un melone o di un’anguria. Poi guardo le loro facce sorprese quando, arrivati alla cassa, scoprono il costo del frutto acquistato, che a volte è indicato a peso oppure al pezzo, e le bocche aperte per il prezzo pagato. Succede anche che, quando la grande distribuzione promuove alcuni frutti esotici con offerte convenienti, ci emozionano a tal punto da comprarne in grosse quantità, senza sapere se sono ancora crudi o troppo maturi e quanto dureranno. Molto spesso chi li acquista non sa nemmeno come conservarli, il più delle volte sbucciarli è un’impresa e la degustazione diventa un’avventura trascendentale. Vorrei che noi tutti, grandi e piccoli professionisti, ci ponessimo in modo propositivo sul giusto impiego di questi frutti nelle nostre cucine e pasticcerie, perché non è sempre detto che se in una macedonia aggiungiamo questo o quel frutto abbiamo fatto bingo. Ad esempio, sapere la loro provenienza è motivo di cultura. Poi essere consapevoli che non tutto il frutto può essere commestibile e che, in alcuni casi, alcune foglie sono anche dannose se ingerite. Parlo in particolare di alcune foglie di quel frutto che spesso vediamo come motivo decorante su molti dolci, a volte laccato con cioccolato. E’ poi importante sapere che la loro mondatura è diversa da frutto a frutto e che in alcuni casi occorrono anche strumenti adeguati per privarli della buccia, molte volte vera e propria corteccia. E’ bene ricordare, inoltre, che alcuni semi interni possono essere usati e altri assolutamente no. In poche parole, il mio vuole essere un invito a un’informazione attenta e scrupolosa, anche perché non sappiamo se essi arrivano qua da noi nella stagione giusta, probabilmente non sono né primizia e tantomeno indispensabili alla nostra sana alimentazione, sono un alimento che va conosciuto, compreso e impiegato correttamente.