Al bar l’utilizzo del fico è abbastanza limitato, ma ciò non toglie che già dal mattino, per la colazione, potremmo suggerire una fetta di buon pane tostato servito con burro e confettura di fichi, per le proprietà energetiche di questo frutto. Abbiamo differenti varietà di fichi, alcuni si formano nei mesi autunnali e vengono poi raccolti in primavera inoltrata, mentre altri si formano in primavera e vengono raccolti in estate. Classico piatto estivo, quello a base di prosciutto e fichi si trova anche a piccoli bocconcini nei finger food degli aperitivi. Esistono oltre 150 varietà di fichi, bianchi, marroni, viola, verdi e neri, ma dal punto di vista commerciale i più importanti sono: il fico nero, piuttosto asciutto e zuccherino, il meno delicato; il fico viola, il più succoso, dolce, molto delicato; il fico verde, il più comune, è succoso e ha la buccia sottile. Altri usi: oltre a consumare i frutti freschi o essiccati, il lattice di foglie e rametti di fico sono stati usati in passato per far cagliare il latte nella produzione di formaggi artigianali, poi venduti avvolti in foglia di fico. I fichi secchi si trovano tutto l’anno, in particolare nei periodi delle feste natalizie, con la frutta secca, serviti a fine pasto con un buon bicchiere di passito o moscato. Come da tradizione italica, si possono trovare alcune rare specialità regionali prodotte con i fichi, come il Lonzino di fico. Nato nelle Marche in tempi antichi per non sprecare la grande quantità di fichi che maturava a fine settembre, Presidio Slow Food dal 1999, è preparato con noci, mandorle e semi di anice stellato. Per conservare questa primizia i contadini della zona si sono inventati un dolce di rara bontà: il lonzino di fico. Sempre più raro e reperibile solo in alcuni negozi, è un piatto tradizionale della cucina contadina che rischia di scomparire come il mondo che lo ha inventato. “Mica pizza e fichi”: l’espressione nasce da una pietanza povera, la pizza con i fichi, che affonda le radici nell’antica Roma, e rappresentava la classica merenda di fine estate, uno street food ante litteram ottenuto acquistando una schiacciata di pane, che per le strade della capitale dell’Impero si trovava un po’ ovunque, e accompagnandola con dei fichi. Nato dall’ingegno di chi è povero ed è costretto a procurarsi quotidianamente un pasto con ingredienti facilmente reperibili, ma allo stesso tempo nutrienti, è divenuto un vero e proprio rito che continua a ripetersi da quasi due millenni. Con il tempo questo cibo di strada “povero” ha conquistato dignità, divenendo un piatto gourmet. Prima si è aggiunto il prosciutto e poi la mozzarella. Così dalla classica focaccia bianca romana, i fichi sono finiti sulla pizza. Tanto che di recente uno tra i più apprezzati pizzaioli del mondo, il napoletano Enzo Coccia, ha rielaborato la ricetta storica trasformandola in una prelibata e deliziosa pizza sulla quale i fichi si sposano con il prosciutto crudo e la mozzarella. Nell’antichità i fichi si schiacciavano sulla focaccia, che era un disco di pasta di pane non lievitata. Oggi, invece, i fichi sono diventati la farcitura della focaccia che dev’essere leggermente salata in superficie. La variante più diffusa e apprezzata è con il prosciutto crudo che però, per il valore nutrizionale, trasforma quello che è stato da sempre un leggero spuntino in un pasto completo. Altro prodotto tipico della tradizione è il formaggio stagionato in foglie di fico, “La Figata”, ottenuto da latte ovino. Un pecorino delle Marche, più precisamente di Cartoceto in provincia di (Pesaro-Urbino), stagionato 4 mesi, dal sapore dolce, che si distingue per le intense note lattiche ed erbacee. Il latte è ottenuto da pecore di razza sarda, allevate al pascolo di alta collina, sopra i 500 metri di altitudine. La stagionatura dei pecorini avviene nelle antiche neviere del Palazzo Rusticucci in Cartoceto, antica residenza cardinalizia di proprietà della famiglia Beltrami: due grotte scavate a vista in tufo e argilla, alle quali si accede da una botola, anticamente riempite di neve per rinfrescare la dispensa sovrastante. Altri modi per utilizzare il fico, al naturale. Ottimo aggiunto alle macedonie e ai dolci, gustoso per accompagnare preparazioni salate o negli antipasti, abbinato soprattutto con il prosciutto, il salame, i formaggi o per accompagnare carni, coniglio e selvaggina. Inoltre, il fico viene usato per la preparazione di confetture e composte: un esempio è il fico affogato nel Porto o nel Whisky. Il fico secco, invece, lo potete consumare così com’è, oppure farcito con noci, mandorle, arancia e ricoperto con del buon cioccolato. Certo non poteva mancare un liquore ai fichi, anche se di fichi d’India. Un liquore semplice da realizzare: l’unica difficoltà sono le spine, ma una volta sbucciati sarà tutto molto veloce. I colorati frutti, ricchi di dolce e succosa polpa, sono l’ingrediente principale che rende inconfondibile e unico l’aroma ed il sapore di questa bevanda. Ideale da gustare insieme al dessert, ha una gradazione alcolica pari a 25°C. Ingredienti: alcool, zucchero, succo di fico d’India 50%. Da parte mia posso consigliare una Pinacolada ai fichi, preparata nel Blender Orione Sirman con alcuni pezzi di ananas fresco: 3 cl di succo d’ananas; 1 cl pasta di cocco; 3 cl Rum bianco; 2 palline di gelato fior di latte; 2 cl topping di fichi caramellati Fabbri 1905. Il tutto frullato con ghiaccio alimentare e servito in un capiente ballon.