La vaniglia cresce spontanea solo in Messico, perché solo lì è in grado di vivere l’unico insetto (ape Melipona) responsabile della propagazione naturale della dolcissima orchidea. La spezia arrivò in Europa per mano dei conquistadores spagnoli nei primi anni del 1500 e divenne molto in voga tra la nobiltà francese soprattutto quando scoprirono i tantissimi impieghi: in pasticceria e gelateria, nella cosmesi, per profumare il tabacco, ecc. Nel XVIII sec., i sudditi di Re Sole tentarono di farla crescere nelle colonie, ma non ci riuscirono e così il Messico ne conservò il monopolio produttivo fino al 1840, anno in cui le cronache riferiscono di un giovane schiavo, il dodicenne Edmond Albius, che sull’Isola Bourbon, oggi Réunion, mise a punto un metodo di fecondazione manuale, una tecnica veloce, ancora oggi utilizzata, che ha cambiato per sempre la storia e il destino della seconda spezia più cara al mondo (dopo lo zafferano). Poco dopo i francesi decisero di introdurla anche in Madagascar: la grande isola africana, grazie al suo clima tropicale era ideale per la crescita e la commercializzazione di un prodotto di altissima qualità, e dopo poco riuscì a diventare principale centro vanigliero al mondo, primato che, tra alti e bassi, causa il passaggio di cicloni distruttivi (anno 2000), conserva ancora oggi a distanza di oltre un secolo.