Il ristorante si chiama “Gianna”, il nome della nonna. Un riconoscimento ed anche un gesto di gratitudine della giovane cuoca Rebecca Wilcomb, originaria di Trecenta (Rovigo), verso chi le ha insegnato la buona cucina, quella “made in Polesine”, che ha già conquistato i gourmet di New Orleans. Fin da bambina Rebecca ha coltivato la passione per il cibo, aiutando la nonna Giannina (Gianna) e la mamma Graziella nella preparazione dei piatti da servire in casa. Alcune utili esperienze nel campo del Troppo poco è lo spazio disponibile per questa nota e se provassi a spiegare le numerose e sottili differenze tra zuppa e minestra, non mi basterebbe, annoierei il lettore e comunque non arriverei alla fine. Quindi ci rinuncio? Non proprio, mi limito a scrivere che per me la differenza sta principalmente nel pane: nelle zuppe c’è, nelle minestre no. Il dizionario fa derivare il verbo inzuppare proprio da zuppa, cioè immergere pane, biscotti, dolci, ecc. in un liquido fino a renderli zuppi, imbevuti, gocciolanti. Anche noi possiamo rimanere inzuppati sotto un acquazzone estivo, probabilmente è capitato a tutti. La colazione, specie dei bambini, era un tempo costituita da pane e latte (ne so qualcosa!), ovvero pane inzuppato nel latte o caffelatte e, specie nel Meridione era chiamata zuppa di latte. E benvenute siano le milleuna precisazioni di chi sa di più. Ma come per molti altri ambiti, il tempo elabora parole e significati che vengono così accolti nella nostra quotidianità ed ecco che queste due pietanze sono uscite dalle cucine per assumere food in Emilia ed in Veneto. Poi, le alterne vicende della vita hanno portato Rebecca negli Stati Uniti, a Boston e a New Orleans, dove ha lavorato. Qui come varianti agli hamburger proponeva le ricette venete che nonna e mamma le avevano insegnato: spaghetti, polenta gialla, radicchio rosso di Treviso alla griglia. Contemporaneamente Rebecca ha frequentato vari corsi fino a vincere il prestigioso premio James Beard Foundation Awards. Una sorta di Oscar per la cucina. Un premio che coinvolge tutti gli Stati americani e ben quaranta categorie di professionisti tra chef, pasticceri, sommelier e ristoratori. Nella motivazione del premio è indicata come la migliore chef degli stati del Sud: Alabama, Arkansas, Luisiana e Florida. Forte del premio Rebecca ha deciso di coronare il sogno della sua vita: ha lasciato il ristorante Hernsaint dove dal 2011 era la chef de cousine per aprire il ristorante “Gianna”, ambiente raccolto, elegante dove si respira aria italiana. Una scelta vincente, stando ai numeri: le prenotazioni ai ampio uso e significato lontanissimi dalla loro origine. Sono divenute dei modi di dire. “O mangi stà minestra o salti stà finestra” e dunque accontentati di questa situazione, di ciò che hai. “Se non è zuppa è pan bagnato” cioè la stessa cosa presentata in modo diverso. Quante volte alla fine di un’espressione (o un’equazione) il commento dell’insegnante era “ma qui hai fatto un minestrotavoli vanno da settimana in settimana. Il segreto? “La semplicità dei miei piatti, la leggerezza della mia cucina, l’uso di prodotti di qualità fatti arrivare dall’Italia”, risponde Rebecca. I tortellini in brodo, fatti a mano, gli gnocchi al ragù o con la cannella, l’insalata di riso (riso Igp Carnaroli del Delta del Po). I piatti più apprezzati dagli abitanti di New Orleans. Molti dei vini serviti sono italiani: Prosecco, Lambrusco rosato Soave classico, lo Chardonnay, il, Bardolino superiore, la Barbera di Monferrato. Un paio di volte all’anno Rebecca torna a Trecenta per “ripassare” ciò che ha imparato dalla nonna Giannina e prendere ispirazione per ricette rivisitate da proporre ai suoi clienti di New Orleans.