L’importante è che sia curata da professionisti seri con prodotti genuini e attrezzature di qualità

Oggi a farla da padrone in cucina è “il multietnico”, la tendenza a mescolare più ingredienti provenienti da Paesi diversi, in una contaminazione di saperi e sapori sempre più spinta e sofisticata. Non è certo indispensabile essere del settore per accorgersi che sono sempre più numerosi gli chef impegnati nella ricerca degli abbinamenti più mirabolanti ed inediti, nella proposta di prodotti esotici di ogni tipo, provenienti da ogni angolo del mondo, per far vivere al palato nuove emozioni e nuove avventure del gusto. Finanche al limite del buon gusto! La commistione di spezie, aromi, profumi che appartengono a culture gastronomiche lontane dalla nostra è senza dubbio un grande must dei nostri tempi e riscontra spesso grandi favori e apprezzamenti di pubblico nonché prestigiosi riconoscimenti da parte degli esperti del settore. A torto o a ragione, ognuno faccia le sue considerazioni. Comunque sia, da qualche tempo a questa parte si sta facendo strada anche la tendenza esattamente opposta, ovvero la rivalutazione di una certa cucina tradizionale che riporta al centro i prodotti tipici territoriali, i grandi classici della buona tavola, quelle specialità che hanno fatto la storia della cucina. Come la nostra, quella italiana, così ricca e varia grazie alle innumerevoli eccellenze del gusto che tanto ci fanno apprezzare in tutto il mondo. Proprio l’altro giorno un brillante chef con il quale Sirman ha la fortuna di collaborare, mi raccontava di quale impagabile esperienza gustativa aveva avuto la fortuna di fare in un ristorante di Napoli. Mi aspettavo di sentir raccontare chissà quale piatto elaborato e, invece, mi ha parlato di una “semplice” burrata condita con dell’olio d’oliva e accompagnata da una fetta di pane casereccio. Una burrata che però era un trionfo di dolcezza e freschezza, frutto di una sapiente lavorazione artigianale, e un olio che, vero e proprio elisir, impreziosiva e dava carattere al piatto con l’intensità del suo sapore e del suo profumo fruttato. Ma questo è solo un piccolissimo esempio del nostro prezioso patrimonio di tipicità, innumerevoli sono i piatti della tradizione, realizzati con meravigliosi prodotti locali, che potrebbero raccontare un’Italia che sorprende tanto quanto quella dei capolavori dell’arte di cui è così straordinariamente ricca. Detto ciò, la questione non è tanto se patteggiare per una cucina multietnica o per una tradizionale. Ci sta bene l’apertura al nuovo, la sperimentazione, la ricerca di sapori inediti così come la valorizzazione delle tipicità del nostro Bel Paese, se fatto con buon senso ed equilibrio. La cosa fondamentale e dalla quale non si può prescindere è che la cucina, di qualsiasi tipo sia, venga affidata alla cura di professionisti d’esperienza e passione che scelgono di utilizzare esclusivamente prodotti alimentari di qualità e attrezzature di prim’ordine per contare su altissime performance e garantire sempre preparazioni d’ottimo livello. Solo in questo modo allo chef sarà possibile creare capolavori del gusto, siano essi frutto di sperimentazione o racconto di una tradizione che non tramonta ma si rigenera costantemente. Tutto il resto non conta o, perlomeno, conta relativamente.

di Nereo Marzaro