L’Italia ancora una volta sul podio, ancora una volta! Sembra quasi dato per scontato o facile; l’abitudine di certi risultati è quasi noia: “Uffa ancora una volta!”. Ma ci rendiamo conto di quanta preparazione occorra per salire sui gradini più alti di un evento di questa portata? Abbiamo un’idea del numero di ore dedicate per approdare a tali risultati? Siamo consapevoli di quanto sia significativo essere ai vertici della pasticceria mondiale e questo da 15 anni? Uffa, è vero, che noia! Che noia avere sensibilizzato i principali protagonisti dell’alimentazione mondiale sulle Nocciole IGP delle Langhe nel 97; i Pinoli Pisa IGP nel 2001; la gemella d’Avola nel 2003; il Pistacchio di Bronte nel 2005; gli agrumi, il caffè espresso, i vini passiti del nostro territorio, il gelato con la “G” maiuscola, la ricotta e il mascarpone – quest’ultimo al centro di un autentico rinascimento dell’interpretazione del dessert in Francia assieme alla “panà cotà” (come sanno dire solo i nostri cugini d’oltralpe). Una rivoluzione internazionale dove la nostra cultura alimentare è indiscutibilmente ed inequivocabilmente protagonista con i riconoscimenti – di cui in tutta onestà ne facciamo gran poco – e la consapevolezza che porta ad una sana ambizione. Tradotto: apertura di nuovi mercati oltre i confini per le industrie alimentari italiane con possibilità di sviluppare il proprio fatturato; riconoscimento delle competenze, dei pasticceri artigiani italiani; richiamo dell’attenzione delle trasmissioni televisive e quindi del grande pubblico nei confronti di un mestiere ridotto alla sopravvivenza. Sopravvivenza determinata da una pressione fiscale e da un’assenza di competenza mai vista fino ad oggi. In uno Stato dove i diritti sono largamente al di sotto dei doveri e dove i giovani che si presentano come candidati pasticceri hanno volontà e perseveranza dello spessore di un “sms”. Credo sia necessario riportare l’attenzione sulla nostra realtà, fatta di importante conoscenza e cultura – quindi prettamente teorica – ma indebolita dalle difficoltà di trasferire le competenze per mantenere e sviluppare l’artigianato. Ci serve una forte dose di umiltà per attuare ogni giorno quanto collaudato durante le competizioni; umiltà senza la quale tutto questo sarebbe effimero: ottenere una medaglia può essere un obiettivo ma la professione si acquisisce con fatica, dedizione, ascolto e sacrificio.

Luigi Biasetto