Da ragazzina andavo spesso a comprare la pizza al taglio in una nota gastronomia della città. Attendevo con pazienza la lunga coda fino alla comparsa dell’enorme teglia fumante da cui venivano ricavati dei quadratini incandescenti. Una volta tagliata e riposta in un doppio giro di carta oleata mi veniva consegnata e così uscivo trionfante dal negozio con il mio tesoro stretto tra le mani, pronta a gustarlo velocemente sotto i portici. L’involucro, più isolante del muro di una casa, conservava la temperatura della pizzetta a temperature vulcaniche richiedendo esofagi di amianto per poterla ingerire, non solo, ma i liquidi della pizza, trattenuti dal fondo impermeabile, minacciavano di rovesciarsi sui vestiti o sulle mani, che rimanevano sempre un po’ unticce: innegabilmente una prova di sopravvivenza a cui nessuna generazione ha mai voluto rinunciare, pur di poter gustare una tale bontà! Il packaging dello street food per fortuna è cambiato negli anni, complice una maggiore attenzione alle norme igieniche e soprattutto alla biodegradabilità dei materiali. Grafica e ingegnosità hanno contribuito, ad esempio, a rendere famose alcune catene statunitensi, celebri per cibo da asporto da consumare velocemente, e riconoscibili non più solo dal logo, ma dalle forme di scatole o bicchieri. Oggi si cerca di realizzare dei contenitori che una volta utilizzati possano essere gettati nello stesso bidone, evitando di servirsi di plastiche e materiali non riciclabili. Si possono ancora trovare piatti di polistirolo per i cibi freddi, contenitori di alluminio, coperchi di plastica che sono dannosi ed esteticamente brutti, a differenza di quelli ecocompatibili, senz’altro più accattivanti, utili e corredati da loghi e grafiche molto carine. Il cibo fritto, pesce, carne o patatine si può gustare avvolto in coni di carta spessa, riposto nella carta assorbente in piattini ecocompatibili e corredato da posatine di legno, oppure in piccole confezioni con un alloggio per chi non può proprio rinunciare alle salse! Anche il sacchettino di carta delle caldarroste si è evoluto; è più spesso, è formato da più strati ed è più facile da tenere in mano se all’interno c’è del cibo molto caldo. Street food non è sinonimo di una consumazione frettolosa, i piatti da strada sono sempre più orientati alla qualità e alla ricercatezza degli ingredienti, e l’obiettivo è quello di permettere di gustarli ed assaporarli in contenitori che non ne mortifichino i sapori, ma che rispondano ad esigenze di comodità e di facilità nell’utilizzo, come forchette con rebbi che non si spezzano e coltelli che tagliano. Un’altra invenzione è il sacchetto che contiene più scatole, nel caso si ordini più pietanze e ci sia la necessità di trasportarle per brevi distanze. All’occorrenza può diventare una sorta di vassoio, da tenere sulle gambe se si mangia seduti in un parco, o su una panchina davanti all’ufficio. Non ho mai capito perché, ma il cibo nel cartoccio, consumato in fretta mentre si cammina, degustato in piedi mentre si chiacchiera con gli amici o trangugiato velocemente tra un appuntamento e l’altro, ha sempre un sapore delizioso.