Per cucinare bene ci vuole tanta pazienza. Un’arte che Alessandro Cucco, 58 anni, veneziano, ha imparato dalla nonna e dalla mamma. E che ha sempre esercitato nei suoi percorsi fra i fornelli: all’Harry’s Bar e alle Tende Rosse in Laguna e poi al Portobello Hotel a Londra, fino all’osteria Dell’Angolo a Rio, in Brasile, nel famoso quartiere di Ipanema, con le spiagge più belle del mondo. Da anni è uno dei più ricercati e apprezzati chef del “made in Italy”, non solo dai turisti ma soprattutto dai residenti. Non è stato facile all’inizio competere con le churrascarie e con i ristoranti che proponevano menu francesi. “I brasiliani, in particolare quelli di Rio – spiega lo chef – non apprezzavano la mia cucina leggera e moderna legata alla dieta mediterranea. La richiesta era di piatti forti nei gusti e sapori che i ricchi del luogo accompagnavano con whisky”. C’è voluta tutta la caparbietà e la pazienza di Alessandro per rompere tabù e schemi culinari. Ad iniziare dalle materie prime. “Troppo costoso, all’inizio, farle arrivare dall’Italia – ricorda – gli ingredienti li cercavo personalmente. Ad esempio per trovare il rosmarino dovevo andare nei negozi dove vendono le erbe per gli stregoni di Macumba. Il riso Arborio non c’era, così come la pasta o l’olio d’oliva”. Non solo. Difficoltà anche nella formazione dei cuochi e dei camerieri. “Una sfida continua che non desidero ripetere più”, chiosa Alessandro. A poco a poco, grazie anche all’aumento dei turisti italiani che quando potevano portavano da casa il Parmigiano, i prosciutti, il riso Carnaroli, la pasta, i fagioli di Lamon, i piatti preparati da Alessandro Cucco hanno fatto presa anche sui difficili palati dei brasiliani. La cucina veneta di tradizione dell’osteria Dell’Angolo è oggi molto ricercata, soprattutto dai personaggi della politica, dell’industria, dello spettacolo, dello sport come l’ex presidente Lula, Chico Buarche de Holanda, Fernanda Montenegro, Ronaldo e Ronaldiño. Tutti prediligono i cibi semplici e schietti che Alessandro ha imparato a cucinare seguendo i consigli della nonna e della mamma: i risi e bisi, ma solo con i piselli di Sant’Erasmo, il fegato alla veneziana, la pasta e fagioli, il risotto di seppie, la pasta fresca tirata a mano. Ma non manca la sinergia con la cucina locale. “Non tutto è da buttare – dice lo chef – anzi ho imparato ad usare dei prodotti brasiliani ed integrarli nel menu, come il risotto di gamberi al palmito, il purè di mandioquinha con tartufo, o la torta rovesciata di banana, una variante della torta di mele che preparava la nonna”. Importante è stato anche il suo ruolo nell’abbinare ai piatti i vini adeguati, convincendo i brasiliani ad abbandonare i superalcolici. Le etichette delle principali cantine venete: dal Prosecco al Soave, dal Lugana, ai Cabernet sono richieste ed apprezzate a tutto pasto. “Quando – aggiunge Alessandro Cucco – sento ordinare con il menu di pesce o carne, un vino bianco o rosso veneto sono orgoglioso”.