ll Verdicchio è il vitigno simbolo della mia regione, le Marche; per molti è addirittura il bianco italiano per eccellenza. La sua produzione si estende su 23 comuni della provincia di Ancona e su 2 di quella di Macerata, con ben 400 produttori e 2600/2700 ettari coltivati. Due sono le denominazioni, risalenti entrambe agli anni Sessanta: Verdicchio di Matelica (1967) e Verdicchio dei Castelli di Jesi (1968), anche se quest’ultima, grazie a un numero maggiore di bottiglie distribuite, è sicuramente la più nota, tanto che spesso è considerata il Verdicchio per antonomasia. La produzione del Verdicchio dei Castelli di Jesi avviene nelle colline che circondano la splendida città di Jesi, attraversate dai fiumi Esino e Misa. Questi pendii sono caratterizzati da vigneti che dipingono un quadro paesaggistico straordinario in una terra ricca di storia (Jesi, municipio romano, ha dato i natali a Federico II stupor mundi) di tradizioni e di cultura (sono di queste parti i musicisti Pergolesi e Spontini). I terreni si caratterizzano per la presenza di calcare, argilla e sabbia; sono più compatti a basse quote e si presentano friabili e permeabili ad altitudini più elevate, spesso superiori ai 500 metri. I vitigni sono collocati perpendicolarmente al mare Adriatico, da dove si sviluppano correnti d’aria che risalgono le vallate offrendo salubre ventilazione. I vigneti della zona di Matelica sono invece solitamente paralleli al mare, su una pianura alluvionale tra i 350 e i 700 metri, dove il clima è molto freddo in inverno e spesso caldissimo in estate. Anche Matelica vanta un passato illustre, visto che si trova in un territorio anticamente abitato dai Piceni e dai Romani; musica ad alto livello anche qui: il teatro comunale è stato progettato da Piermarini, l’architetto della Scala di Milano. I Verdicchi di Matelica si caratterizzano per una spiccata mineralità e hanno una componente olfattiva molto interessante. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi è un vino di grande struttura, eleganza e finezza ed è dotato di grande longevità. Di solito si tende a bere vini bianchi “giovani”, ma non è questo il caso del Verdicchio, un “rosso mancato” che con la sua acidità, complessità e mineralità si esprime al meglio dopo diversi anni dalla vendemmia. Il Verdicchio negli ultimi anni si è fatto notare anche per le sue splendide bollicine, infatti il suo nerbo acido facilita la realizzazione di ottimi spumanti sia nella zona dei castelli di Jesi sia in quella di Matelica, tanto che oggi lo spumante di Verdicchio si propone come ottima alternativa ai più noti Franciacorta, Trento DOC o Oltrepò Pavese. Ritorna la ricchissima storia di questa regione: gli spumanti delle Marche hanno tradizione antica, tant’è che alcuni storici – e a noi piace crederlo – affermano che in questo territorio si facessero spumanti “metodo classico” già prima della nascita del metodo champenoise nella zona dello Champagne.Le bollicine di Verdicchio si caratterizzano per la grande freschezza data dalla complessa acidità e per una superba aromaticità che si riscontra soprattutto in quelli di Matelica. La versatilità e i prezzi ancora contenuti collocano gli spumanti di Verdicchio tra le eccellenze di un mercato in continua evoluzione. Le bollicine di Verdicchio hanno un potenziale enorme perché sono realizzate nel rispetto di un territorio che può dare tanto in termini di qualità. Nella zona di Cupramontana, Colonnara è l’azienda con più storia alle spalle nel settore della spumantizzazione: è stata la prima, assieme a Garofoli, a dare origine a spumanti di qualità; il suo prodotto di punta è l’Ubaldo Rosi metodo classico riserva, prima uscita nel 2003 da uve raccolte nel 1997, 60 mesi sui lieviti e prodotto con uve coltivate a circa 500 metri. L’Ubaldo Rosi, è un prodotto straordinario che può essere bevuto a tutto pasto visto l’equilibrio tra freschezza e corpo; le bollicine si presentano finissime ed elegantissime. Sempre a Cupramontana, Bonci produce da sempre Verdicchio e un ottimo spumante, il suo metodo classico brut, che solitamente resta 3 anni sui lieviti; bollicina finissima; al naso sentori di lievito, biscotto, tiglio, anice e mandorla, questi ultimi caratteristici del Verdicchio in generale: in bocca è leggermente amarognolo, ma elegante e persistente. A Cupramontana troviamo anche La Marca di San Michele, un’azienda che nasce nel 2006, piccola e ancora poco conosciuta; produce ottimi vini come il Capovolto, ma anche lo spumante Numero Uno dosaggio Zero che rifermenta in bottiglia senza essere sboccato; è molto particolare perché si presenta leggermente velato, intrigante al naso e decisamente fresco, piacevole sia come aperitivo sia a tutto pasto. Ovviamente non possiamo non citare Garofoli, la “storia” del Verdicchio e delle bollicine; l’azienda produce diversi spumanti, tra i quali il Pas Dosè metodo classico che affina 72 mesi sui lieviti e, non essendo dosato, esalta tutte le sue principali qualità; al naso è salmastro, fruttato e con ricordi di mandorla; in bocca è cremoso, secco e decisamente piacevole; senza dubbio un vino di spiccata personalità. A Montale di Arcevia lavora Broccanera, una piccola azienda nata nel 2012 che produce il suo extra brut millesimato che affina mediamente 50 mesi sui lieviti; il risultato è uno spumante molto complesso; quello che più mi intriga in questo vino di grande beva è la sua evoluzione nel bicchiere con profumi di macchia mediterranea e con note di frutta secca e mandorla. A Maiolati Spontini segnalo volentieri Pievalta, azienda del gruppo Barone Pizzini, che produce sia in biologico sia seguendo i dettami della biodinamica. Oltre ai suoi ottimi vini realizza il Perlugo dosaggio zero metodo classico che sosta almeno 10/20 mesi sui lieviti, un vino che si lascia ricordare per la sua ottima beva; bellissimo perlage, fine e persistente; al naso ricorda erbe aromatiche, fiori bianchi e mandorla; in bocca è fresco; nel complesso, uno spumante piacevolissimo. A Staffolo, La Staffa produce ottimi Verdicchi come la Staffa e la Rincrocca e il suo Mai Sentito un vino frizzante sur lie ovviamente Marche bianco IGT. Si tratta di un vino dissetante che rifermenta in bottiglia per alcune settimane, generando una spuma non troppo persistente; in bocca è deciso, vista la sua vivace freschezza; ottimo come aperitivo, può anche accompagnare piatti grassi di carne e di pesce. A Corinaldo, Mencaroni produce tre referenze di spumante; quella che mi affascina notevolmente è Apollonia, un metodo classico brut nature millesimato che rimane sui lieviti 50 mesi circa; ci delizia con un perlage finissimo e con note verdi e gialle al naso; in bocca è deciso e fresco e presenta un’ottima persistenza gustativa; il dosaggio zero esalta le caratteristiche varietali del Verdicchio, come la componente amarognola. A Matelica, Collestefano produce in biologico il suo metodo classico extra brut di Verdicchio che rimane ad affinare sui lieviti almeno 18 mesi; il risultato è un prodotto fuori dal comune: una bollicina di straordinaria beva. Fabio, il titolare, ama definirsi un “ vignaiolo dal cuore antico ma di aspetto moderno”. Sempre nel territorio di Matelica segnalo Borgo Paglianetto con il suo metodo classico brut, 30 mesi sui lieviti e realizzato in regime biodinamico; sentori di crosta di pane e fiori si fondono con quelli agrumate; decisamente fresco e sapido.
Bollicine di Verdicchio
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