Attraverso un’attività di distribuzione all’ingrosso di frutta, vendiamo i nostri prodotti nel corso di tutto l’anno compensando la mancata produzione invernale con le importazioni da Paesi sotto l’Equatore, come Cile e Sud Africa. Recentemente, una nostra partita di pere tipo Williams provenienti proprio dal Cile, stivata in un container da 40 piedi, sbarcava al porto di Rotterdam dove lo spedizioniere locale che curava tutte le operazioni di importazione (disistivaggio, scaricazione, sdoganamento) ci addebitava, per la prima volta, la voce “THC allo sbarco” – circa 600 euro – motivandola con le “condizioni di nolo” (a noi del tutto sconosciute) applicate, secondo quanto da lui asserito, dalla Compagnia di Navigazione in aggiunta al costo di trasporto che noi, invece, ritenevamo essere comprensivo di tutto, compreso lo sbarco, come nella precedente spedizione dal Cile. Cosa è cambiato? Erano spese che si potevano pianificare essendo la resa CIF Rotterdam? Sì, se lo spedizioniere tramite la Compagnia di Navigazione avesse comunicato a quali “condizioni di nolo”, appunto, quel trasporto sarebbe stato quotato. Il nolo marittimo, ossia il trasporto per mare, infatti, è il risultato finale di una serie di componenti che riguardano, oltre al mero valore del corrispettivo della trazione marittima preteso dalla nave (Compagnia di Navigazione) per questa prestazione, fondamentali operazioni quale il tiraggio a bordo, cioè la caricazione vera e propria, lo stivaggio e, una volta che la nave è giunta al porto di sbarco, le speculari operazioni di disistivaggio e scaricazione. Operazioni “corollarie” alla trazione, queste, che non sempre e non automaticamente sono comprese o escluse dalla quotazione del nolo. Ne deriva che solo il costo della trazione marittima è sempre necessariamente quotato. Per usi di porto e prassi locali, nel tempo consolidatisi in procedure internazionali condivise e diffuse, le operazioni “diverse” dalla trazione sono state individuate e codificate da Compagnie, Conferenze, Club di Armatori e Vettori, in tre diverse condizioni di nolo, dette anche Rese Navali che sono: FAS – PAL – FIO. Alla prima, che sta per Free Along Side, corrisponde la condizione più impegnativa per la nave e più vantaggiosa per l’utente in quanto il nolo quotato comprende le citate operazioni di caricazione e stivaggio (che, quindi, non andranno pagate a parte dal destinatario/ricevitore). Alla seconda cioè PAL, che sta per Palan, la nave comprende nel nolo “solo” lo stivaggio e il trasporto, ma non la caricazione (che è a carico del mittente). La terza condizione, FIO, ovvero Free In Out, è la meno impegnativa per la nave ma non per gli utenti che dovranno sobbarcarsi le spese di caricazione, stivaggio, disistivaggio e scaricazione. Dal che, deriva che le THC, Terminal Handling Charges, ossia le spese di caricazione all’imbarco e/o di scaricazione all’arrivo, sono comprese nel nolo solo quando lo stesso è quotato alle condizioni FAS. Nel caso in esame, allora, non resta che concludere che l’importazione di pere cilene sbarcate a Rotterdam prevedeva un prezzo CIF non comprensivo delle THC in quanto verosimilmente quotato alle condizioni PAL o FIO. Ed è quindi normale che tale voce (THC, appunto) gli sia stata addebitata. Per il futuro – e ciò, naturalmente, in funzione dei programmi e degli interessi del nostro lettore nelle importazioni via mare – è sempre bene ottenere dal fornitore anche queste apparentemente marginali (ma non le sono) informazioni sul prezzo di acquisto quando la resa è CIF (degli Incoterms) porto di arrivo (meno “tranquilla” e sicura di quella che sembra). A meno che non si voglia optare per un acquisto con contratto FOB per avere il controllo del trasporto e delle sue condizioni. Ma questa è un’altra storia…

di Maurzio Favaro