Il momento della convivialità è una occasione piacevole per stare insieme e soprattutto per poter degustare proposte gastronomiche in diverse realtà ristorative. Nelle grandi città o in piccoli centri sempre più bar, locali di tendenza, prima del Covid-19 offrivano di tutto un po’ e un po’ di tutto da far degustare ai propri avventori. Erano piccole proposte gastronomiche, spesso con la logica del grande piatto, ciotole colme o anche finger-food con servizio a buffet. Molte mani impugnavano la stessa palettina o cucchiaio per auto porzionarsi un po’ di pasta fredda condita o del cous-cous profumatissimo, oppure dalla stessa ciotola mani e dita di persone differenti si tuffavano per raccogliere le patatine o crostini a più riprese. Si aggiunga, poi, che da uno stesso mega bicchiere i più giovani bevevano a mo’ di grolla lo spritz di tendenza o una miscela non ben definita di alcoolici. Per finire, dal vassoio che esponeva i piccoli pezzetti di pizza l’avventore non solo attingeva a piene mani per degustarli ma anche “ciucciandosi le dita per la golosità” non esitava a prendersene un altro pezzetto. Abitudini di un tempo che oggi devono diventare “pratiche desuete”. Dovrebbe essere auspicabile cambiare la cultura dell’Happy Hour proprio dopo ciò che abbiamo vissuto in questi ultimi due anni. L’igienicità deve essere il fil-rouge delle buone pratiche per tutti coloro che vogliono vivere il tempo della convivialità attraverso la cura e l’attenzione del servizio, di pulite, protette e chiare somministrazioni di alimenti. È necessario garantire diverse modalità di vendita di qualsivoglia proposta gastronomica all’insegna della tutela della materia prima e dell’evitare contaminazioni crociate. Ci tengo a dire che questo non riguarda il cuoco o il professionista che lavora per preparare le bontà culinarie dell’Happy Hour, perché è dagli anni ’80 che con le pratiche HACCP messe in atto da chi cucina i clienti nella ristorazione sono tutelati. Ma la riflessione sull’igienicità è rivolta a quanti vivono l’Happy Hour nel ruolo di avventori, puliti. Vorrei porre l’accento in particolare sul punto nevralgico del “servizio” dove ci vorrebbe più personale, meglio impiegato nei momenti di convivialità, preparato a dispensare bontà senza aggiungere opzioni di “contagio”. So che è brutto affermare questo, ma chi gioisce nel momento dell’Happy Hour a volte non rispetta buone pratiche di convivialità sicura, è poco attento alla pulizia delle proprie mani, si accalca con animosità alla conquista di un boccone, magari tossendo e starnutendo dove è facile trovare esposti all’aria alimenti golosi. Ho sempre avuto il dubbio che molte mani hanno afferrato bocconcini di golosità in momenti di happy hour e non erano sempre pulite. L’oliva con lo stecchino ci sta, la nocciolina messa in un dispenser a porzionatura dosata è utile, un tramezzino riposto in un involucro da mono porzione è bene, così come un’insalatina di cereali o un trancio da boccone di pesce, dispensato uno ad uno in apposito contatto per singolo avventore, è certamente la cosa più sana e giusta.