Qualche appunto sul grande appuntamento veronese

Passata la voglia di vino dei visitatori (poco meno di 130 mila), degli affari con protagonisti venditori e acquirenti soprattutto esteri (32 mila), cancellata la passerella dei politici che hanno superato nella curiosità del pubblico, attori, attrici, giornalisti, calciatori, cantanti, tutti vip comunque produttori, si sono fatti presto i conti con Vinitaly 2018. Tutto bene, con le oltre 4.380 aziende espositrici (oltre 15 mila vini provenienti da 36 Paesi). Va sottolineata anche la crescita di Vinitaly and the City, l’invasione di quasi 60 mila appassionati non soltanto nel centro storico di Verona, ma distribuiti anche a Bardolino, a Valeggio sul Mincio e a Soave. Dai moltissimi convegni, assemblee, tavole rotonde, degustazioni e riconoscimenti la conferma che Vinitaly non è soltanto una prestigiosa Fiera, ma soprattutto un punto di incontro e di confronto a livello internazionale dai quali sono emerse le preferenze enoiche (il ritorno del rosso, la crescita dei bio, le attenzioni per i nuovi consumatori) tutte preziose indicazioni per gli operatori italiani del settore che guardano soprattutto ai nuovi mercati mondiali. Una grande occasione dunque per disegnare ulteriormente il presente e il futuro del mondo vino. Ma nel grande quartiere fieristico del vino si è affiancato un altro mondo interessante, quello delle due esposizioni non ancora sufficientemente conosciute dal grande pubblico, che accompagnano Vinitaly pur nella loro autonomia, Sol&Agrifood e Enolitech. Sol è dedicato all’olio d’oliva di cui siamo i secondi nell’export nel mondo, ma anche i primi consumatori. Lo pretende da sempre la nostra cultura gastronomica, e una dieta alimentare che ha proprio nell’olio extravergine di oliva uno dei componenti fondamentali. Abbinato, Agrifood con le eccellenze emergenti del nostro sistema agroalimentare (oltre 250 miliardi di euro di valore al consumo e oltre 41 miliardi di export nel 2017). Quindi tra gli stand birre, bevande confetture, dolci, salumeria e sfiziosità varie. E perfino qualche curiosità di importazione: il chutney, salsa agrodolce indiana che piace tanto agli inglesi o il sake, la famosa bevanda giapponese ricavata da riso fermentato da gustare nella tipica tazzina. Pillole gustose tra l’infinità di cantine. Ma anche uno spazio dedicato alla tecnologia applicata alla vitivinicoltura con Enolitech, salone internazionale delle tecniche per la vitivinicoltura, l’enologia e delle tecnologie olivicole e olearie, una dimostrazione di quanto siano mutati i tempi in vigna e in cantina.