All’Orto Botanico di Padova

È ambientata interamente a Padova nell’Orto Botanico. L’ha scritta uno dei più celebri scrittori statunitensi dell’Ottocento, Nathaniel Hawthorne. Ed è una drammatica storia d’amore e passione, rancori e riscatti. Si intitola “La Vergine dei Veleni” (o “La figlia di Rappaccini”, qui rappresentata dalla fotografa Alessandra Toninello con la modella Lisa Pierobon). Hawthorne non è mai stato a Padova, ma la sua descrizione dell’Orto Botanico porta a pensare che chi gliene ha parlato lo conoscesse bene. Talmente bene che la scenografia del racconto è ora ricostruita e viene riproposta al pubblico. Si tratta, per esempio, della facciata del palazzo da cui il protagonista parlava con l’amata, della fontana di marmo presso la quale i due amanti si incontravano, della statua di Re Salomone nella quale l’autore vede l’effige del dio pagano Vertumno, e soprattutto della pianta il cui veleno portò alla morte i due protagonisti. Ma l’Orto Botanico di Padova non è soltanto tutto questo. Nel corso della visita ci si trova ad osservare piante pericolose e bellissime, come pure “sensitive” al tatto, e la celebre palma osservata e descritta dal grande Goethe. E se l’Orto Botanico di Padova è il più antico del mondo, il Giardino della Biodiversità che gli sorge accanto è il più attuale. Oltre che un viaggio nell’evoluzione delle piante e dell’umanità, esso rappresenta la più recente e innovativa opera architettonica e tecnologica di Padova. Da vedere assieme, io e voi.