Oche ed anatre sono animali estremamente diffusi già nelle civiltà antiche, le prime anche come animali domestici.
Si configurano subito nel gotha degli animali sacri a divinità già dal neolitico, insieme a leoni, aquile pavoni e serpenti.
Con la raffigurazione delle dee-uccello, statuette stilizzate diffuse nell’area mediterranea, e nei Balcani, realizzate in avorio, creta, rame e oro.
Il loro volto era una maschera, a volte senza bocca, a volte con il becco.
Erano animali legati all’acqua, insieme ai cigni perché l’acqua era segno di fertilità, grazie al ciclo delle piogge e al ciclo rigenerativo dato dalle migrazioni.
Si trattava di idoli, per cui le fattezze femminili, le rappresentazioni realistiche erano escluse per sottolineare la natura sacra.
Oche e anatre erano venerate da Greci e Romani perché uccelli migratori, possenti e grandi camminatrici le prime, sicure e fedeli le seconde.
In molte raffigurazioni antiche Afrodite/Venere si fa trasportare in volo da uno di questi uccelli.
(A volte da un cigno, ci sono versioni differenti)
Una volta arrivate a primavera, indicavano la rinascita della natura soprattutto deponendo le proprie uova: a tal proposito, nell’antico Egitto, l’oca era il simbolo di Geb, padre di Iside e Osiride, spesso raffigurato con un esemplare sopra la testa emblema di prosperità perché aveva fatto nascere il sole covandone il primo uovo.
Le oche erano sacre a divinità legate alla Gran Madre Demetra e a Persefone, perché possedevano una dualità, infernale e celeste, data appunto dalla capacità di volare e di stare in acqua.
Grazie alla loro doppia natura potevano assistere alle anime che venivano traghettate nell’aldilà: questa caratteristica, e quella di potersi trasformare ha generato probabilmente l’iconografia della fata, strega con il naso adunco, come un becco.
Splendide raffigurazioni di animali acquatici si trovano nei mosaici niloti, ossia che raffigurano il Nilo, tra il I sec. d.C. al VI, in tutta l’area mediterranea.
Un esempio molto bello si trova a Tabgha, nell’antica Tiberiade, nel pavimento della chiesa della Moltiplicazione, sorta sopra la pietra dove Gesù Cristo appoggiò il pane dopo il miracolo della moltiplicazione.
Tra acqua e divinità antiche
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