Probabilmente la radice commestibile più frequente nella nostra alimentazione è rappresentata dalla carota, da noi largamente conosciuta nel classico colore arancione, presente soprattutto nella cucina indiana ed asiatica nella versione altresì viola, caratterizzata dalla presenza di potentissimi antiossidanti chiamati “antociani” e differente dalla cosiddetta carota bianca, volgarmente così indicata ma in realtà radice a sé chiamata correttamente pastinaca. Dopo un’iniziale protezione provvisoria nazionale ottenuta nel 2006, dal 2011 è risultata meritevole del riconoscimento di indicazione geografica protetta, meglio noto con l’acronimo IGP, disciplinato dal Regolamento Europeo n. 510/2006, la carota novella di Ispica, proveniente dal sud ella Sicilia dalla zona produttiva di determinati comuni appartenenti per lo più alle province di Ragusa (tra cui Ispica appunto) e Siracusa, estesa ad ulteriori comuni delle province di Catania e Caltanissetta. Secondo la normativa comunitaria per “indicazione geografica” si intende il nome di una regione, di un luogo determinato o, in casi eccezionali, di un paese che serve a designare un prodotto agricolo o alimentare: come originario di tale regione, di tale luogo determinato o di tale paese e del quale una determinata qualità, la reputazione o altre caratteristiche possono essere attribuite a tale origine geografica e la cui produzione e/o trasformazione e/o elaborazione avvengono nella zona geografica delimitata. Le aree interessate a questa particolare carota IGP sono caratterizzate da un’omogeneità di condizioni climatiche che assicurano temperature medie invernali elevate, un elevato numero di ore di luce solare e presentano un terreno di medio impasto, talvolta sabbioso, dotato di elementi nutritivi con buone caratteristiche di profondità e freschezza. Le sue particolarità, dettagliatamente descritte nel relativo disciplinare redatto in ottemperanza alle disposizioni comunitarie, sono rappresentate innanzitutto dal punto di vista morfologico da una forma cilindrica-conica, dall’assenza di radichette secondarie e radice apicale, da un’epidermide lucida ed un colore uniforme, dall’assenza di fessurazioni del fittone e da calibri ben delimitati. La polpa è tenera, consistente e croccante con un cuore poco fibroso. L’obbligo della rotazione delle culture, mirato alla riduzione di problematiche fitosanitarie e finalizzato allo scopo di evitare l’impoverimento dei terreni, mediante una rotazione triennale non ammette la coltivazione della carota sullo stesso appezzamento per due annate agrarie salvo si tratti di terreni in cui non sia mai stata coltivata la carota. Lo schema adottato è d tipo aperto, avvicendandosi con la coltivazione di altri ortaggi da pieno campo, cereali, leguminose, con benefici diretti per il suolo che si arricchisce di sostanze preziose derivanti dalle altre piantagioni. Ulteriore aspetto positivo è di sembrare come appena raccolta, non richiedendo esigenze di refrigerazione, viene raccolta giornalmente dal 20 febbraio al 15 di giugno, mantenendo così il più possibile intatte le proprie caratteristiche salutistiche.