paese-che-vai-ganeo_articoloFu circa trent’anni fa che Michel, sua moglie Jolande e la piccola Susanne vennero a trovarci. Lui era il mio interfaccia in Francia dell’azienda per la quale lavoravo; avevo conosciuto anche sua moglie e da un po’ di tempo Susanne corrispondeva con mia figlia Gaja, ai primi approcci con la lingua d’oltralpe. Nel corso del breve soggiorno in Veneto furono propedeutiche le visite a Verona, Bassano, Marostica e Asolo prima di planare sull’irrinunciabile Venezia. Nelle precedenti escursioni riuscii a coniugare la proposta d’arte con quella gastronomico-territoriale e fu dunque un’apoteosi di agriturismi (quelli veri), osterie e trattorie, tutte altamente apprezzate. “A Venezia – dissi a Michel – ti farò conoscere qualcosa di unico in fatto di ospitalità gastronomica, una vera tipicità della cultura popolare di antica origine, i “bàcari” dove potrai assaporare quelle delizie che sono i “cichèti”. Mi dilungai poi nel descrivere le molte e gustose varianti (uovo, acciuga, cipolla, polipetto, cotechino, nervetti, ecc.) e alla fine Michel (francese originario di Andorra) concluse: “Direi un po’ simili alle tapas spagnole”. Io patriotticamente dichiarai. “Forse, ma di certo uno di quei “cichèti” sarà per te un’esperienza sublime”. Poi, davanti alla vetrinetta sul bancone gli allungai quello al baccalà mantecato. Lo gustò ed esclamò “ma è la brandade de mourue, che in occitano (Sud della Francia) chiamiamo anche brandada de bacallà”. Confesso che ci rimasi, ma recuperai rapidamente: “Si la conosco, ma vuoi mettere la ricetta veneziana!”. Michel fu diplomatico, o forse sincero: “Hai ragione, è meglio questa”. Amicizia salvata e ne ordinammo un altro. Rientrati gli ospiti in Francia, volli documentarmi e appresi abbastanza sulla brandade (il nome discende dal provenzale antico e sta per sbattere, agitare) e ne conclusi che in effetti sono parenti (in Francia ci mettono spesso la patata) ma, ça va sans dire, il nostro mantecato non teme rivali. Poi, cercando ancora, ho scoperto che quella brandade nel corso del tempo ha sconfinato verso il levante ligure, prendendo il nome di brandacujùn. Il nome deriverebbe dal fatto che la pentola dove il merluzzo o il baccalà a pezzetti vengono sbattuti con un cucchiaio di legno è tenuta ferma tra le gambe (maschili). Basta così.