Alcune sono nel nostro frigorifero da sempre: carote, bietole, ravanelli, cicorie. Ci sono però tantissime altre radici commestibili che solo da qualche anno hanno fatto il loro ingresso nelle cucine e nei bar degli italiani. Basti pensare allo zenzero o alla curcuma fresca, per citare le new entries più celebri degli ultimi anni. Il Daikon, comunemente chiamato rapa bianca giapponese, è consigliato soprattutto per insalate e preparazioni estive, ovviamente cruda e nelle centrifughe. La Maca non si trova ancora facilmente in Italia, ma questa radice commestibile di origine peruviana è già ricercatissima. La sua particolarità? Cresce solo in alta quota, dai 2000 ai 4000 metri, e, non a caso, la sua dimora d’elezione sono proprio le Ande. La pianta della Maca è conosciuta soprattutto per la sua radice che presenta un’altissima carica energetica, ricostituente e rinvigorente. A Los Angeles il trend è quello di sostituire la Maca al caffè. Lo zenzero, con il suo gusto pungente e rinfrescante, è utilissimo per riequilibrare o dare una sfumatura in più ai piatti e ai drink. Negli smoothie o centrifugati il più gettonato è quello con carote, mele e zenzero, ma la radice è ottima per tutte le ricette. Nei cocktail estivi o invernali è semplicemente perfetto. Prendete come esempio la ricetta di questo spritz speziato molto particolare e facile da fare. Ingredienti: 45 cl Tequila Blanco; 6cl Soda Water; ribes; menta; zenzero fresco; ghiaccio. Pestare la menta, il ribes e lo zenzero. Alla fine, aggiungere ghiaccio in scaglie, tequila e la soda. Versare in bicchieri Ballon. Decorare con menta e ribes.

Tisana /tè allo zenzero.

La manna dal cielo dopo le abbuffate serali: una tisana allo zenzero aiuta la digestione e soprattutto è piacevole da degustare calda. Per prepararlo basta utilizzare l’acqua calda prelevata dalla macchina del caffè, aggiungere nella teiera in ceramica alcuni pezzettini di zenzero fresco e lasciare in infusione per pochi minuti ed è pronto. Nei nostri bar troviamo anche delle bibite pronte con zenzero come Il Ginger Ale e il Ginger Beer. Il Ginger Ale è un soft drink analcolico a base di estratto di zenzero che si confonde spesso con il Ginger quello rosso. Il Ginger rosso è quello che forse conosciamo meglio e che qualcuno chiama anche spuma rossa, ma ha poco a che fare con il Ginger Ale: entrambi molto gassati e preparati con gli estratti di zenzero, al nostrano Ginger è aggiunto l’estratto di arancia (oltre a un colorante rosso intenso) e ha un sapore di zenzero poco intenso, se non nullo. Nei bar si trova spesso utilizzato come aperitivo, puro o miscelato al vino bianco. Il Ginger Ale, invece, è per lo più diffuso nel mondo anglosassone, una vera istituzione negli Stati Uniti e in Canada. In questi Paesi esiste in ben due versioni: dry-pale e golden. Il dry Ginger Ale, dal sapore meno piccante rispetto al Golden, è più spesso utilizzato per essere miscelato ad altre bevande alcoliche, come il Pimm’s; il Golden ginger Ale, invece, è più raro della versione dry e ha un colore più scuro. In Italia è quasi introvabile. Se le differenze tra Ginger rosso, quello italiano, e Ginger Ale possono sembrare limitate, resta da capire perché si faccia confusione tra Ginger Ale e Ginger Beer. Mentre il Ginger Ale è semplicemente una bevanda frizzante, perché è prevista l’aggiunta di anidride carbonica, la Ginger Beer è una bevanda fermentata. Significa che alla miscela di acqua, zenzero, zucchero, ricetta che condivide anche con il Ginger Ale, è aggiunto lievito per far iniziare la fermentazione e succo di limone oppure lime per aromatizzare. L’uso del Ginger Ale nei cocktail alcolici è molto diffuso e ha radici nel Proibizionismo, quando era usato per celare l’odore e l’aroma dell’alcool che persisteva in bocca.

La ricetta del Pimms’s,

Ingredienti: Ghiaccio; menta fresca; cetriolo tagliato a listarelle; fette di arancio; fragole fresche (ottimo anche con fragoline di bosco, ribes o more); 5 cl Pimm’s n°1; Ginger Ale. Riempire metà bicchiere con ghiaccio e Pimm’s, aggiungere le fragole fresche/i frutti di bosco e l’arancia. Colmare il bicchiere con ghiaccio, finire con il Ginger Ale. Mescolare delicatamente e guarnire con una listarella di cetriolo e un ciuffo di menta. A fianco servire listarelle di cetriolo e le fragole/i frutti di bosco rimasti. Ecco a voi altre ricette che vede l’utilizzo del Ginger Ale. Bicchiere tumbler alto.

Bourbon e Ginger Ale 5 cl Bourbon wiskey; Ginger Ale; 1 lime; ghiaccio q.b. Nei bicchieri tumbler ben colmi di ghiaccio, versate 5 cl di Bourbon wiskey. Aggiungete il Ginger Ale e una spruzzata di succo di lime. Mescolate e servite.

Il Moscow Mule è uno dei cocktail più famosi in assoluto, un pilastro della storia dei miscelati. È un long drink con un tenore alcolico non troppo alto, la bevanda dissetante per eccellenza grazie alla nota pungente dello zenzero. Attenzione agli ingredienti della ricetta originale: vodka, Ginger beer e succo di lime, una fetta di lime come guarnizione e basta! Molto spesso si trovano in giro Moscow Mule che contengono cetriolo, da cui l’errata convinzione che sia un ingrediente ufficiale, ma non lo è. È una variante e sicuramente aggiunge ulteriore freschezza, ma non è contemplato nella ricetta originale. La storia del Moscow Mule nasce nel 1940 in California e fa parte della famiglia dei Buck Cocktail, drink a base di Ginger Ale o beer, succo di limone e un distillato a scelta. Si pensa che siano derivati o dal Buck Fizz (champagne e succo di arancia) o dall’Horse’s Neck (Ginger Ale, Angostura e Cognac) che in origine era un semplice bicchiere di Ginger beer con una buccia di limone. Con l’aggiunta del distillato il cocktail iniziava a scalciare, trasformando il cavallo in mulo, da cui il nome di “Mule” e così il Vodka Buck diventa Moscow Mule. Viene preparato con: 4,5 cl Vodka; 12 cl Ginger beer; 0,5 cl succo di lime fresco; 1 fetta di lime. Viene generalmente preparato e servito in un boccale di rame, miscelando tutti gli ingredienti direttamente nel bicchiere con ghiaccio e guarnendo con una fetta di lime. In mancanza del boccale di rame si può ovviare con un bicchiere old-fashioned. Chiudiamo con il Ginseng. Nei primi anni duemila il caffè al ginseng inizia a diffondersi in Italia, primo paese occidentale a farne uso in misura significativa. In Italia la sua diffusione nei bar è avvenuta soprattutto con l’ausilio di macchine automatiche per l’erogazione di prodotti solubili, che venivano utilizzate per offrire principalmente il caffè d’orzo.