14 febbraio 1969: ultimo giorno di naja. L’indomani sarei tornato nel mondo borghese, dopo quindici mesi nei Lupi di Toscana. E quello stronzo del capitano Carafa mi aveva comandato di guardia al deposito carburanti dell’aeroporto di Peretola. Proprio l’ultima notte. Ero un nonno in attesa di congedo, che non faceva niente dalla mattina alla sera da venti giorni. Quando arrivavano le nuove reclute, i congedanti venivano abbandonati a loro stessi e il dramma era di trovare qualcosa da fare per far passare quelle interminabili giornate. Di uscire non se ne parlava perché, essendo un battaglione operativo, il regolamento era severo e si poteva lasciare la caserma solo alla sera. Ma, a parte questo, non avevamo una lira in tasca per cui era meglio restare in caserma. Faceva freddo, perché in Toscana fa freddo, d’inverno. Avevano portato il rancio ma io, dalla rabbia, mi ero rifiutato di mangiare. Erano le tre e mezza di notte e avrei terminato il turno alle cinque. Andavo su e giù dalla garitta per scaldarmi. E, oltretutto, avevo una fame cieca che accentuava la percezione del freddo.
– Bisson, Bisson!
– Chi è? – chiesi, sul chi va là.
– Bisson – sentii ripetere.
– Fermati o sparo.
– Non fare il coglione, Bisson. Sono Cardillo.
Ho pensato che forse qualcosa da mangiare ti ci vuole, visto hai saltato la cena. Cardillo era il mio compagno di naja fin dal primo giorno e mi aveva preso in simpatia.
– Grazie. Grazie. Ho una fame da Lupo di Toscana.
Mi allungò un cartoccio caldo: dentro c’era una polpetta. La divorai; aveva tutti i sapori del mondo. Dello stesso autore il romanzo; Le tue valigie sono dalla vicina – Robin Edizioni – Torino

Flavio Bisson