Quando il titolare mi assunse come responsabile vendite Italia, mi disse, testuale:

– Mi porti la Goldam, e sarà la sua fortuna. Parola!

Me li sciroppai tutti: segretaria che non si riesce a bypassare, ufficio tecnico, ufficio acquisti, ufficio commerciale, responsabile del marketing, direzione amministrativa, consigliere delegato, finché, dopo dieci abiti nuovi, il doppio delle camicie ed il triplo delle cravatte, arrivai ad avere l’appuntamento decisivo con l’amministratore delegato. Quel giorno ero scintillante: preparato, deciso a tutto, lucido come una mattina dopo un temporale.

– Perché dovrei cambiare fornitore per venire con la sua ditta?

– Perché non perdo due anni della mia vita se non sono sicuro di quello che vendo.

Tacque.

– Dove devo firmare?

– Qui e qui.

Si fermò dopo la prima firma.

– Lei si rende conto?

– Guardi, se ha dubbi, possiamo stracciare tutto ed andarcene, senza problemi.

Uscii dal portone principale della Goldam, palpando il contratto nella tasca interna, nella paura che si volatilizzasse. Appena salito in macchina, mandai un messaggio in ditta: “Ho appena fatto la mia fortuna” e spensi il cellulare. Mi persi nella campagna attorno a Modena e, dopo una decina di chilometri, parcheggiai in un piazzale pieno di autotreni, dove campeggiava la scritta: da Lucio e Paola prezzo fisso.

Paola mi fece sedere in una saletta senza finestre, in un grande tavolo circolare.

– Da bere?

– Prosecco… un calice e mezzo di rosso. Un po’ di gassata.

– Da mangiare?

– Braciola di maiale e patatine fritte. Abbondanti.

Sciolsi la cravatta, slacciai il collo della camicia, appoggiai la giacca sulla sedia laterale e mi rimboccai le maniche. Arrivò la braciola con i classici spicchi di limone, antico retaggio di quando la carne si mangiava anche se non freschissima. E mi tolsi il lusso di essere come quelli che si alzano dal tavolo con lo stuzzicadenti in bocca: spremetti le due fette di limone sul piatto e poi le feci cadere dentro al bicchiere colmo d’ acqua. Splash. Mi riempii la bocca di carne e sospirai: vittoria!

– Mi dispiace, ma stavolta la devo mettere qua…

Paola indicò il tavolino vicino al mio ad un signore che mi guardava perplesso.

– Come mai qua?

Farfugliai qualcosa di incomprensibile, tentando di masticare un boccone maledettamente maleducato e burino. L’amministratore delegato della Goldman si mise in manica di camicia; ordinò braciola, patate fritte e commentò:

– Ci vengo quando voglio rilassarmi.

La padrona gli portò subito mezzo litro di rosso, una bottiglia di gassata e del limone su un piattino. L’amministratore mi sorrise e divenne complice. Due fettine di limone finirono nel bicchiere. Splash.