Le mie frequentazioni in terra di Calabria me la fanno assomigliare sempre di più a un paradiso di prodotti agroalimentari strepitosi, tanto che qualcuno la chiama “la California d’Italia”. Ma qui c’è storia antica: di popolazioni native già con una loro cultura, ed in specie sul versante ionico, c’è tanta Magna Grecia e poi storia romana e via nei secoli con altre svariate contaminazioni che ne hanno fatto un caleidoscopio di civiltà da cui derivano prodotti alimentari unici nel loro genere. In proposito, voglio qui proporre un abbinamento che trovo assai intrigante quanto, almeno per la mia esperienza gustativa, azzeccato: liquirizia e vino passito Greco di Bianco DOC. La liquirizia conosciuta come radice dolce è una pianta erbacea perenne alta fino ad 1 metro. Dalla radice, dopo essere stata raccolta, macinata e infine bollita si estrae il succo, e da esso vengono prodotti caramelle, liquori, prodotti per la cosmesi ed altro ancora. Ho recentemente incontrato Margherita Amarelli discendente da un’antica famiglia di produttori di liquirizia, ed il cui cognome è divenuto, nel mondo, sinonimo di produzione calabrese di alta qualità. Mi raccontava che ora a Rossano accanto alla storica fabbrica, è stato allestito il loro museo della liquirizia. Si, perché non se ne può apprezzare il valore se non se ne conosce la storia e la cultura che ne costituisce il background produttivo. Il vino Greco di Bianco, è l’unico passito Calabrese DOC. Viene prodotto tra Bianco e Casignana con uve Greco fatte appassire sui graticci al sole; uno dei vini più antichi, con produzione documentata già un secolo prima di Cristo. Gli intenditori assicurano sia il più antico vino d’Italia. Ha un colore tra l’oro antico e l’ambra, e un profumo unico, amaro e aromatico come le zagare ed il bergamotto. Nel 2017, i produttori si sono costituiti in Rete d’Imprese con presidente Nando Maisano.