Una granita di limone….” cantava, era il 1968, Bobby Solo. Poi nel 1979 ecco “Gelato al limon”, con il testo di Paolo Conte che è una poesia. Il limone in bocca al maialino arrosto lo rende buonissimo già al primo sguardo, mentre trovo inelegante la collocazione della carota. Gli spritz di una volta imponevano la “scorzetta” di limone, quelli di adesso invece, Aperol o Campari che sia, visivamente più belli di allora, mi vengono di solito proposti con una fettona di arancio. E’ giusto così? Troverò quasi certamente la risposta tra queste pagine molto presto. E sulla mezza dozzina di Belon o Fines Claires ci si mette o no il succo di limone? Metà degli amici che se ne intendono affermano “si”, l’altra metà sostiene “no”; io non mi schiero, l’amicizia vale più di mezza dozzina di ostriche. Un bicchiere di limonata ghiacciata, con una foglia di menta, richiama “Via col vento”, con Rossella O’Hara sotto un fresco porticato tra piantagioni di cotone. Per la digestione, specie al ristorante, mi affido a: sorbetto al limone, limoncello, canarino, e se non è bastato: “Ti faccio una limonata calda” propone premurosa mia moglie appena a casa. Sulla frittura di pesce il limone io lo metto, ma sul risotto di mare no, perché? Non lo so, una volta qualcuno mi disse “uccidi il sapore”, continuo a credergli. In giro vedo fette e mezzi limoni sul vassoio della grigliata, carne o pesce che sia, a fianco del cocktail di gamberetti, in compagnia della “milanese”, ecc. Martini, gin fizz, gin tonic, e giù limone, che nella versione esotica “lime” ci trasporta a dondolare su un’amaca tra margarita, mojito, cuba libre, caipirinha, aahhh! quelle palme, quella sabbia, quel mare. Hemingway aveva capito tutto. Si dice “è dappertutto come il prezzemolo”, secondo me è sbagliato. “Come il limone” si dovrebbe dire.