Quando l’inverno scorso feci la conoscenza della mia amica-collega Marta, ignoravo la possibilità di comprendere appieno l’universo vegano. Mi raccontava di crudeltà sugli animali di proporzioni bibliche e di non voler più esserne complice, di qualcosa di profondo che scatta dentro di te, una nuova consapevolezza che si attiva e che è dura da scalfire perché è quella che ti dice cosa è giusto e cosa no, che ti guida nei rapporti col mondo, un vero e proprio principio etico. Al sentire queste parole fui quasi svegliato di soprassalto. Mi accorsi che ciò che mi raccontava mi aveva toccato e  reso più sensibile, senza tuttavia convertirmi al veganismo. In Italia negli ultimi anni sta crescendo in maniera significativa il numero dei vegani e, in virtù di questo, bisogna che ci poniamo una domanda: ma i vegani possono bere vino? La risposta per i più sembra scontata: certo che si! Invece non è proprio così, dato che il vino è l’unico prodotto alimentare che può non mettere i propri ingredienti in etichetta, argomento questo già trattato ampiamente in precedenza. Menzionando alcune sostanze estranee al vino – ammesse dalle attuali normative – si può facilmente dedurre il perché: gelatina per chiarifica, colla di pesce, albumina, chitina, sangue di bue, vescica natatoria, polvere secca del sangue e così via. L’ICEA di Bologna ha da poco redatto un disciplinare molto preciso che prevede l’eliminazione di ogni sostanza di origine animale nel mondo del vino. Il disciplinare voluto da ICE è molto puntuale anche sulle indicazioni da riportare in etichetta, compreso il divieto ad abbinarlo con carni, uova e formaggi. Volendo certificare un vino Vegan possiamo certamente dire che deve provenire da agricoltura biologica o biodinamica, che sia in vigna sia in cantina non devono essere state utilizzate sostanze organiche e che la vendemmia venga fatta a mano. A margine di queste indicazioni, curioso notare la diatriba che riguarda i mezzi da utilizzare per la lavorazione del vigneto: da una parte abbiamo la convinzione dei produttori biodinamici che tornano sempre più prepotentemente a usare il cavallo, dall’altra la convinzione  dei vegani che vorrebbero al contrario l’utilizzo esclusivo del trattore, ritenendo deprecabile lo sfruttamento del cavallo ai fini lavorativi.
In Italia da qualche mese sono comparsi i primi vini Vegan che si trovano ad avere 3 certificazioni: quella DOC, quella biologica e, da gennaio, quella vegana…Quello che realmente penso? Ognuno ne tragga le proprie conclusioni!