le-anfore-mocci_articoloI frigoriferi degli antichi

Riguardando delle vecchie foto scattate durante un viaggio a Festo, famoso sito archeologico nell’isola di Creta, ho trovato un’immagine di un paio di anfore in terracotta. Posizionate sotto il manto stradale circa 4000 anni fa (quelle dell’immagine sono un dono degli archeologi) servivano a conservare olio, olive, vino e cereali al fresco e lontano dalla luce. Sono sempre interessanti le tecniche studiate fino all’antichità per mantenere le vettovaglie, non solo nelle civiltà che si sono affacciate nel Mediterraneo, ma anche in quelle lontane come la Cina o la Persia. Due gli scopi principali: uno rivolto alla conservazione di prodotti alimentari già pronti, come insaccati, formaggi, pesce, carni e olio, l’altro, rivolto alla “creazione del freddo” per sorseggiare languidamente bibite fresche o gustare sorbetti, soprattutto durante l’estate, per contrastare calura estiva e noia da ricchi. I romani cercavano di conservare il ghiaccio e la neve in apposite cavità naturali dette nevaie, o neviere. Situate in montagna o in collina, facili da raggiungere con i carri erano dotate di scarsissima esposizione alla luce solare e di ambienti umidi e freschi. Potevano essere grotte o buchi appositamente scavati nel terreno. Veniva depositata acqua o neve e si aspettava si trasformasse in ghiaccio durante i periodi invernali. Si possono trovare delle neviere di epoca più tarda in tutto l’arco appenninico; si tratta di ambienti sotterranei che fungevano da cisterna, con il pavimento leggermente inclinato e isolati con del cocciopesto. Erano coperti da un soffitto a volta in mattoni oppure da una cupola a tronco di cono. Fino all’invenzione del frigorifero sono state per millenni l’unica soluzione per conservare il ghiaccio che veniva portato nelle case sui carri, avvolto in stoffe e paglia.