IL PRANZO DELLA DOMENICA. Viaggio sentimentale nella cucina delle nonne.
Leggere “Il pranzo della domenica” di Don Pasta – al secolo Daniele De Michele, artista, scrittore e performer- è fare un viaggio nel mondo della cucina italiana. Ma prima ancora, è accomodarsi senza fretta al tavolo delle cucine di tante arzille nonnine che, mentre con le mani impastano con gesti rapidi e sapienti capolavori della tradizione gastronomica, con parole e sguardi raccontano storie di vita familiare. Ordinarie e straordinarie. Condite di amori, fatiche, gioie e dolori, come fossero i diversi ingredienti di un piatto capace di svelare tutte le sfumature del gusto di vivere. Assaporare le specialità regionali, talvolta reinterpretate a modo proprio dalle energiche signore, significa per l’autore – e idealmente anche per il lettore – condividere una fitta trama di sapori e saperi emozionandosi insieme a chi ha vissuto con grande intensità dentro e fuori la cucina di tutte le regioni d’Italia, da nord a sud. Ecco, allora, che la cucina stessa diventa reale e metaforico spazio d’incontro e di confronto che non conosce confini o separazioni di sorta. Nella cucina d’Italia, spazio di connessione e identità, si mescolano un’infinità di ingredienti, sapori, aneddoti che raccontano lo Stivale da un differente punto di vista, quello della quotidianità familiare che culmina nell’imperdibile pranzo della domenica. 77 93 A cura di Giulia Coronaro IN LIBRERIA Ogni piatto, dalla pasta alle pietanze più elaborate, diventa il pretesto per narrare legami affettivi, ricordi legati a personaggi e luoghi e la bellezza di stare insieme attorno ad una tavola imbandita. Dalle colline dell’Irpinia alle campagne mantovane, dalle montagne siciliane ai caruggi di Genova, sfilano i capitoli di una storia della cucina italiana che vede come protagoniste donne indimenticabili. Come Maria, la lucana forte e resiliente, “cresciuta impastando”, che ci svela i segreti dei “cavatiddi firriati”. Come Nazzarena, umbra fiera ed energica che esegue e racconta la preparazione dell’oca ripiena come “frutto di una saggezza collettiva tramandata di generazione in generazione e di un dialogo continuo tra la terra e le sue genti”. E poi c’è Carmen con la sua zuppa valpellinentze che prepara in una vecchia baita a Chatillon, non lontano d’Aosta, dove pare di toccare con le dita le maestose Alpi. E, ancora, in Veneto c’è Vanda con il baccalà mantecato, in Emilia-Romagna Marinetta con il gnocco fritto, in Sardegna Annunziata e il pane carasau, in Molise Filomena e il ragù di abbuoto e in ogni altra regione ancora molte memorabili signore della cucina di un Paese che ha davvero tanto da raccontare a chi si siede al suo tavolo. A chi consigliare “Il pranzo della domenica”? Sicuramente a chi ama la cucina, ma anche e soprattutto a chi desidera riscoprire la bellezza di un gesto semplice ma fondamentale: stare insieme, gustando i piatti della nostra terra e raccontandoci l’infinita meraviglia di tutte quelle particolarità regionali che ci distinguono e, al contempo, ci tengono uniti.
Il pranzo della domenica. Viaggio sentimentale nella cucina delle nonne Don Pasta Il Saggiatore Editore 18,00 €
LA GUIDA 2025 DEI RISTORANTI DEL BUON RICORDO Sei nuovi ingressi e quattro cambi piatto ad aggiornare la guida della storica associazione.
È uscita la nuova guida dei Ristoranti del Buon Ricordo, storica associazione fondata nel 1964 per salvaguardare e valorizzare le tante tradizioni e culture gastronomiche italiane, che allora correvano il rischio di perdersi sotto la spinta dell’omologazione del gusto e la moda della cosiddetta cucina internazionale, mentre la cucina tipica delle regioni era, come scrisse il gastronomo Vincenzo Buonassisi, “sconosciuta o negletta”. Sei le new entry, che portano a 115 i locali (di cui 11 all’estero fra Europa, Stati Uniti e Giappone) con altrettante specialità regionali: Casoncelli di nonna Alda per la Trattoria Taiocchi di Curno (BG), Risotto all’Amarone della Valpolicella DOCG per il Ristorante & Enoteca Darì di Verona, Bistecca alla fiorentina di Chianina per il Ristorante Regina Bistecca di Firenze, Spaghettone al ragù di fico per Pancrazio Locanda Cilentana di Castellabate (SA), Pasta mista con patate e provola per l’Ostaria Pignatelli di Napoli, Punta di petto di vitella marchigiana su crema di patate per il Ristorante Taverna del Marchese di San Giorgio La Molara (BN). A caratterizzare ciascun ristorante, e a creare fra loro un trait d’union, è come sempre il piatto-simbolo dipinto a mano dagli artigiani della Ceramica artistica Solimene di Vietri sul Mare su cui è effigiata la specialità del locale, che viene donato a chi degusta il Menu del Buon Ricordo (che ciascun ristoratore crea liberamente per far scoprire i sapori della sua terra e, pur variando con le stagioni, ha sempre inserita la specialità del locale), affinché porti con sé il ricordo di una piacevole esperienza gastronomica. Nella guida si trovano anche gli Hotel che hanno al loro interno un ristorante del Buon Ricordo. Ad ogni locale viene dedicata una pagina con in calce un QR Code che riporta al sito del ristorante, in modo che si possono avere tutte le informazioni a portata di click. Intitolata I ristoranti del Buon Ricordo – Per collezionisti di emozioni, è in distribuzione gratuita nei ristoranti associati ed è scaricabile dal sito www.buonricordo.it