Storia, letteratura, narrazioni o forse solo fantasia, immaginazione, detti popolari hanno sempre portato a ritenere che il “mangiare radici” stia ad indicare situazioni di sofferenza, miseria, disagio, patimento. Diciamo che un certo pensiero diffuso attribuisce al nutrirsi di radici l’immagine ultima della sopravvivenza, quando ogni alternativa commestibile è esaurita, dopo non resterebbe che l’abominio del cannibalismo, che in qualche caso pare sia accaduto. Da Robinson Crusoe agli ebrei inseguiti dal Faraone, dalle vittime di naufragi e disastri aerei ai soldati di eserciti sconfitti in fuga, fino agli emuli di Indiana Jones dispersi in qualche angolo ostile del pianeta. Aggiungiamoci anche le carestie, le migrazioni le calamità naturali e concludiamo che quando non c’è più nulla da mangiare si ricorre alle radici o si muore. In realtà non è così, ma allora è opportuno capire che cos’è una radice nel mondo vegetale. I dizionari ce ne danno una basilare definizione: la parte della pianta che ha funzione di sostegno e di assorbimento dell’acqua e dei sali minerali dal terreno, cioè il mezzo di alimentazione della pianta stessa. Molte radici sono commestibili, ma non sempre si tratta di radici in senso rigorosamente botanico. Direi che quella delle radici è una famiglia quanto mai numerosa e variegata, dai confini non sempre precisi, con parentele e cuginanze con bulbi e tuberi. Dopo averci lavorato un poco sopra e provando a tirare le somme mi arrischio a dire che la carota, il ravanello, il rafano, lo zenzero il ginseng sono radici mentre la patata e il topinambur sono tuberi e invece la cipolla e l’aglio sono bulbi. Oltre che essere commestibili, ad alcuni di questi sono riconosciute reali proprietà curative, come la curcuma che da millenni è usata nella medicina ayurvedica; lo zenzero del quale in un recente viaggio in Oriente ho avuto modo di apprezzare l’efficacia contro problemi di stomaco; il ginseng ottimo antistress e, si dice, riconosciuto stimolante dell’appetito sessuale. Questo solo per restare ai nomi più diffusi. Ho creduto di individuare il comune denominatore di questa grande famiglia allargata nel fatto che i componenti se ne stanno tutti sottoterra. Probabilmente non è scientifico ma può servire ad inquadrare un po’ l’ambito. Il pensiero però me l’ha poi rovinato il tartufo, che pur standosene sottoterra non c’entra nulla con radici bulbi e tuberi, lui è un fungo senza se e senza ma. Per non parlare del prezzo.