Thomas Jefferson, terzo e quarto presidente degli Stati Uniti, venne per la prima volta a Milano nel 1791 per incontrarsi con Napoleone Bonaparte. Durante il suo soggiorno in Lombardia e Piemonte tentò anche di capire l’agricoltura italiana (la coltivazione della vite e del riso), la produzione della pasta (argomenti che gli interessavano perché si vantava di essere figlio di contadini). Il presidente Usa è stato protagonista di uno spettacolo-dialogo condotto da Sergio Grasso, che riprendiamo soltanto per alcune curiosità …gastronomiche. “Il presidente (un attore ovviamente) confessa: assaggiato il mascarpone e il gorgonzola e me ne sono portate due forme in America, nascoste in una bisaccia militare…ho fatto anche il diavolo a quattro per portarmi a casa un torchietto per preparare la pasta e ho imbarcato a Genova l’apparecchio avvolto in un candido lenzuolo (ahi, ahi signor Presidente!). “Sembra comunque che il torchietto sia stato regolarmente acquistato a Napoli da un amico di Jefferson. Il presidente ha certamente fatto un’opera altamente meritoria nel far conoscere la pasta e gli spaghetti agli americani che ora ne sono il secondo produttore mondiale. Ai suoi ospiti proponeva spesso piatti di pasta, tra i quali i famosi maccheroni con il formaggio. Allo studio pragmatico del funzionamento del torchio per la pasta non ne è seguito uno altrettanto specifico riguardo la sua cottura. Lo conferma un libro stampato a Boston del 1925 la cui autrice Christine Frederick, regina dell’economia domestica, consiglia alle sue lettrici di bollire gli spaghetti per almeno 30 minuti. Nel manuale di cucina della Marina Americana nel 1932 il compilatore “ordina” di cuocere i maccheroni per quaranta minuti esatti. A mettere chiarezza ci pensa nel 1946 Lily Wallace autrice di un delizioso libretto molto diffuso fra le giovani massaie americane. L’autrice, di origine irlandese, suggerisce come prova inequivocabile per verificare la cottura degli spaghetti, di lanciare una forchettata di pasta contro le piastrelle della cucina… se restava
attaccata significava che era cotta a puntino… Scherzi a parte quanto ha scritto in poesia il grande Aldo Fabrizi: La pasta, tutta la pasta, va cotta al dente, “verde verde”, giovane come dicono i napoletani. Tecnicamente è perfetta quando l’amido al centro è ancora intatto.

Cristina Mocci